Recensione – Il Dardo e la Rosa di Jacqueline Carey

[Articolo originariamente apparso in Lande Incantate]

Ogni tanto, dopo aver letto una carrellata di libri nuovi, sento il bisogno di rifugiarmi in un’opera che ho già letto. In questo caso è toccato a il Dardo e la Rosa, uno dei miei libri preferiti di sempre. E, per quanto posso, cercherò di metterlo in buona luce, nella speranza che prima o poi qualche casa editrice continui a tradurre i libri di Jacqueline Carey (la Nord ha smesso di farlo alla terza trilogia, purtroppo, complice l’infausta scelta di dividere i libri in due parti).

 

Non sempre chi accondiscende è debole. Scegliete con saggezza le vostre vittorie.

Scheda del libro

Titolo Il Dardo e la Rosa
Autore Jacqueline Carey
Data 2001
Pubblicazione italiana 2005
Editore Editrice Nord/TEA
Traduttore Elisa Villa
Titolo originale Kushiel’s Dart
Pagine 888
Reperibilità Facilmente reperibile in tutte le librerie

Edizione italiana, britannica e francese

Trama

Phèdre da bambina viene venduta dai genitori (in difficoltà finanziare) alla Corte della Notte: i suoi talenti sarebbero stati coltivati e poi sarebbe stata indirizzata verso una Casa più specifica. Tuttavia, è Anafiel Delaunay a pagare il prezzo del suo servaggio: così a dieci anni Phèdre va a vivere con questo nobile eccentrico e raffinato, che completa la sua educazione. Delaunay addestra lei e l’altro pupillo – Alcuin – alle arti dello spionaggio: insegna loro a osservare e ascoltare con attenzione e in modo indiscreto; insegna loro le lingue (oltre l’angeline, il caerdicci, lo skaldico e il cruithne) e la storia delle varie civiltà; assume una precettrice – Cécile Laveau-Perrin – per educarli alle arti di Naamah. Sia Phèdre che Alcuin infatti sono votati a Naamah, la divinità del sesso in Terre d’Ange. Non solo: Phèdre è una anguissette, segnata da un dio, Kushiel, in modo che provi piacere nel dolore. Delaunay, i cui propositi sono misteriosi, si serve dei due pupilli (ma mai senza il loro consenso) per ottenere informazioni dai relativi patroni. In realtà, Phèdre è molto curiosa e vorrebbe sapere il segreto di Delaunay, ma la profezia di una donna tsigana la avverte che il giorno in cui scoprirà quel segreto sarà un giorno infausto…

La storia si può suddividere in tre grosse parti: la prima parte della vita di Phèdre a Città di Elua, e poi altre due parti con un registro molto diverso…

Alcune considerazioni spoilerose sulla trama
La storia si dipana tra viaggi in terre selvagge e guerre a cui Phèdre, chiaramente, si limita ad assistere da lontano. Non sto qui a riassumere la loro storia in Skaldia, in Alba e nelle Tre Sorelle: mi limiterò a discutere del finale. L’invasore skaldico viene sconfitto, Ysandre rinsalda la sua posizione di Regina di Terre d’Ange, e la traditrice viene prelevata per essere giustiziata. Tuttavia Mèlisande riesce a sfuggire dal castello di Troyes-le-Mont: al ritorno a casa, a Phèdre viene consegnato il mantello sangoire, che era andato perduto. Questo segna l’inizio della nuova avventura, ne la Prescelta e l’Erede… dov’è finita Mèlisande? Chi ha aiutato a fuggire? Il finale de Il Dardo e la Rosa quindi include il seme della nuova sfida di Phèdre…

Worldbuilding

Il Dardo e la Rosa è ambientato in una Europa (temporalmente non ben definita) che ha avuto uno sviluppo differente dal nostro: Terre d’Ange (collocata nella odierna Francia) è stata fondata dagli angeli; Caerdicca Unitas è un’unione di città stato italiane (Milazza, Firezia, La Serenissima ecc), una volta culla dell’impero tiberiano; Aragonia comprende Spagna e Portogallo e così via.

Mappa il Dardo e la Rosa di Jacqueline Carey - Lande Incantate

milotic La storia di Terre d’Ange

Terre d’Ange è una terra fondata dagli angeli. La storia viene raccontata alla piccola Phèdre da un sacerdote…

Mostra la storia di Terre d'Ange
Fu quindi così, cullata sulle ginocchia di un ex adepto, che appresi come era stato generato il Beato Elua; come mentre Yeshua ben Yosef agonizzava inchiodato alla croce, un soldato di Tiberium gli trafisse il fianco col crudele acciaio di una punta di lancia. Come quando Yeshua fu calato dalla croce le donne fossero addolorate, soprattutto la Magdalena, che sciolse il torrente dei suoi capelli rosso dorati per coprire quel corpo immobile e nudo. Come le lacrime amare della Magdalena caddero sul terreno reso vermiglio e umido dal sangue del Messia e come, da quell’unione, la Terra dolente generò il figlio più prezioso: il Beato Elua, il più amato tra gli angeli.
Con rapita fascinazione infantile, ascoltavo fratello Louvel che ci raccontava le peregrinazioni di Elua. Ripudiato dagli yeshuiti come un abominio e perseguitato dall’impero di Tiberium quale erede del nemico, Elua vagò sulla terra, attraversando immensi deserti e lande desolate. Disprezzato dall’Unico Dio, del cui figlio era figlio, Elua peregrinò a piedi nudi sul petto della madre Terra, cantando; ovunque andasse, dalle sue orme spuntavano fiori.
In Persis venne arrestato ma, quando il re lo mise in catene, lui scosse la testa sorridendo e spire di rampicanti inghirlandarono la sua cella. Notizia del suo vagabondare giunse fino in paradiso e, quando lo incarcerarono, nelle gerarchie celesti ci fu chi decise di agire. Disobbedendo deliberatamente alla volontà dell’Unico Dio, alcuni angeli scesero sulla terra nell’antica Persis: tra di essi vi era Naamah, sorella maggiore di Elua, che si presentò sorridendo al cospetto del re e, a occhi bassi, gli offrì se stessa in cambio della libertà del prigioniero. Ottenebrato, il re di Persis accettò; ancora oggi si narra la storia della sua Notte di Piacere. Quando la porta della cella di Elua venne aperta, ne uscì un intenso profumo di fiori e lui si allontanò cantando, coronato di viticci.
È per questo, ci spiegò fratello Louvel, che veneriamo Naamah e veniamo iniziati al suo servizio come a un incarico sacro. Successivamente, ci disse, il re ingannò Elua e quanti l’avevano seguito, dando loro da bere vino drogato con valeriana. Mentre dormivano, li fece gettare su una barca priva di vele e abbandonare al largo ma, quando Elua si svegliò e si mise a cantare, le creature delle profondità risposero alla sua voce, guidando la barca attraverso il mare.
Approdarono nel Bhodistan e Naamah e gli altri seguirono Elua, non sapendo se l’Occhio dell’Unico Dio li scrutasse o non preoccupandosene. Ovunque andassero, essi cantavano e si decoravano i capelli coi fiori che spuntavano dai passi di Elua. Il popolo del Bhodistan, che era molto antico, ebbe paura ad abbandonare la moltitudine di dei della tradizione, i quali potevano essere di volta in volta capricciosi o compassionevoli; nel Beato Elua, però, riconobbe la luce e, pur non convertendosi ai suoi insegna-menti, non consentì che gli accadesse qualcosa di male. Quindi egli continuò a vagare cantando e la gente gli indirizzava un segno di pace e si allontanava. Per sfamarlo, Naamah si vendeva a degli sconosciuti sulla piazza del mercato.
Da lì, il cammino di Elua volse a nord ed egli peregrinò a lungo per luoghi aspri e rocciosi: gli angeli e le creature della terra lo servivano, altrimenti sarebbe morto di sicuro.
Io amavo quei racconti… Quello dell’aquila di Passo Tiroc, ad esempio, che ogni mattina volava sopra ghiacci e dirupi per scendere in picchiata sul Beato Elua e lasciargli cadere tra le labbra una bacca.
Nelle buie foreste dell’entroterra skaldico, corvi e lupi erano suoi amici ma gli uomini delle tribù non gli prestavano ascolto, anzi gli brandivano contro terribili asce e si rivolgevano ai loro dei, che amavano il sangue e il ferro. Perciò egli riprese a vagare; al suo passaggio i bucaneve facevano capolino dai cumuli di fiocchi candidi.
Infine giunse a Terre d’Ange, all’epoca ancora senza nome: era una terra bella e rigogliosa dove crescevano olivi, viti e meloni e la lavanda fioriva in nuvole fragranti. Lì, mentre attraversava i campi, la gente lo accolse a braccia aperte e cantò con lui.
Questo era Elua e questa è Terre d’Ange, mia terra natale e mia anima. Per una sessantina d’anni il Beato Elua e quanti l’avevano seguito – Naamah, Anael, Azza, Shemhazai, Camael, Cassiel, Eisheth e Kushiel – scelsero di abitare qui. Tutti loro, tranne Cassiel, seguivano il Precetto del Beato Elua, quello che mia madre aveva citato alla priora: Ama a tuo piacimento. Fu così che Terre d’Ange divenne ciò che è e il mondo scoprì la bellezza dei d’Angeline, frutto del seme di Elua e di quelli che l’avevano seguito. Soltanto Cassiel rimase fedele al comandamento dell’Unico Dio, abiurando l’amore profano per il sacro; anche il suo cuore, però, era stato profonda-mente toccato da Elua, cui rimase sempre accanto come un fratello.
In quel periodo, spiegava fratello Louvel, la mente dell’Unico Dio era assorbita dalla morte di suo figlio, Yeshua ben Yosef, e dalle vicende del popolo eletto. Per le divinità il tempo non trascorre come per noi: tre gene-razioni possono vivere e morire nel lasso che intercorre tra un loro pensie-ro e il successivo. Quando i canti dei d’Angeline raggiunsero il suo orec-chio, l’Unico Dio spostò finalmente lo sguardo su Terre d’Ange, su Elua e coloro che avevano lasciato il Cielo per seguirlo. Allora inviò il suo comandante in capo affinché li riportasse indietro e conducesse Elua davanti al suo trono; Elua, però, lo accolse sorridendo e gli diede il bacio della pa-ce, mettendogli al collo corone di fiori e riempiendogli il calice di vini dolci. Il capo delle schiere divine tornò in Cielo imbarazzato e a mani vuote.
L’Unico Dio vide allora che i suoi argomenti non esercitavano nessuna influenza su Elua, nelle cui vene scorrevano il rosso vino della madre Terra e le lacrime della Magdalena. Tuttavia, proprio per questo egli era mor-tale e, di conseguenza, destinato a morire… L’Unico Dio ci pensò a lungo e a Elua e ai suoi Compagni inviò non già l’angelo della morte ma il suo messaggero più importante. «Se rimarrete qui e amerete a piacimento, la vostra discendenza invaderà la terra», disse il messaggero dell’Unico Dio. «Questo non deve accadere. Venite via ora, in pace, alla destra del vostro Dio e Signore e tutto vi sarà perdonato.»
Fratello Louvel raccontava bene queste storie: aveva una voce melodiosa e sapeva quando interrompersi, lasciando gli ascoltatori avvinti al suo successivo respiro. Cos’avrebbe risposto Elua? Ardevamo dal desiderio di saperlo.
E questo fu ciò che ci disse: il Beato Elua sorrise al messaggero e si voltò verso il suo leggiadro Compagno Cassiel, tendendo la mano per farsi consegnare il pugnale. Afferratolo, si fece scorrere la punta sul palmo della mano e dal taglio uscì sangue splendente che cadde sul terreno in grosse gocce, dalle quali fiorirono alcuni anemoni. «Il Cielo di mio nonno è privo di sangue ma io non lo sono», disse Elua al messaggero. «Che egli mi offra un luogo migliore, dove amare e cantare e crescere come siamo soliti fare e dove i nostri figli e i figli dei nostri figli possano unirsi a noi. Allora io andrò.»
Il messaggero divino esitò, in attesa della risposta dell’Unico Dio. «Un luogo simile non esiste», egli rispose.
A quel punto, ci disse fratello Louvel, accadde una cosa che non accadeva da moltissimi anni e che non si verificò mai più in seguito: la nostra madre Terra parlò a colui che una volta era stato suo marito, l’Unico Dio, e disse: «Lo possiamo creare, tu e io».
È così fu creata la vera Terre d’Ange: quella non percettibile ai mortali, cui si accede solo dopo aver attraversato l’oscura porta che conduce fuori da questo mondo. Così il Beato Elua e quanti l’avevano seguito lasciarono questo piano – senza attraversare la porta oscura, bensì direttamente da quella luminosa – per raggiungere il grande regno che si trova al di là. Questa, però, è stata la terra che ha amato per prima; quindi noi la chiamiamo come quell’altra e veneriamo lui e la sua memoria, con orgoglio e amore.

milotic La Corte della Notte

Fare l’amore a Terre d’Ange è una questione presa molto seriamente, anzi: è un’attività sacra. Per questo esistono tante Case quante sono le possibili declinazioni del sesso. Inoltre sembrano essere tutti così naturalmente bisessuali che la questione dell’orientamento non si pone neppure: le persone possono andare indifferentemente con uomini e con donne.

Vi offro una descrizione particolare delle Tredici Case: ognuna di esse ha una sua personale visione del come Naamah concedesse i suoi servigi.

Secondo fratello Louvel, Naamah era ricolma di mistica purezza spirituale sia quando si recò dal re di Persis sia quando giaceva con degli estranei al mercato. Questo, almeno, è ciò che si dice a Casa Genziana… non certo ad Alisso (dove sostengono che abbia tremato nell’accantonare il proprio pudore) e neppure a Melissa, dove affermano che lo fece per pietà […]. A Brionia ritengono che fece buon viso a cattiva sorte, e a Camelia che la sua perfezione senza veli lasciò il re cieco per due settimane e che proprio questo lo spinse a ingannarla, per paura di ciò che non comprendeva. Dalia sostiene che si concesse come una regina mentre secondo Eliotropio si crogiolò dell’amore come sotto i raggi del sole, che splende allo stesso modo sui letamai e sulle stanze dei re. Casa Gelsomino, della quale avrei dovuto essere erede, afferma che lo fece per piacere; Orchidea, per scherzo. Eglantine asserice che affascinasse con la dolcezza del suo canto… Cosa sostenga Valeriana non so, perché delle due Case che provvedono i gusti più perversi sentiamo meno parlare; una volta, però, ho udito dire che Mandragola ritiene che Naamah scegliesse i propri patroni come vittime e li spingesse a piaceri violenti, lasciandoli appagati ma mezzi morti.

milotic Love story

Difficilmente le storie d’amore nei libri mi piacciono… qui c’è l’eccezione. Una storia d’amore bellissima, spontanea, inaspettata. Magistralmente costruita. Ma non voglio rivelarvi nulla, quindi la metto sotto spoiler.

Mostra la storia d'amore
Phèdre e Joscelin si innamorano nella seconda metà del libro. Una puttana e un sacerdote insieme! Nulla di più assurdo e incredibile. A causa del tradimento di Mèlisande, Phèdre e Joscelin sono venduti come schiavi agli skaldi. In Skaldia potranno contare soltanto l’uno sull’altra, e nonostante l’iniziale disprezzo, a poco a poco si avvicinano. La loro prima volta è delicata e urgente allo stesso tempo, ed è benedetta dal Beato Elua. Una storia che a parole è difficile descrivere: la si può scoprire solo pian piano nel tempo. Se ne Il Dardo e la Rosa vengono gettate le basi del loro amore, questo verrà esplorato e approfondito meglio nei successivi due libri.

milotic Elementi fantastici

Il romanzo non è ricco di elementi tipicamente fantasy. Un esempio può essere il dromonde, un dono riservato alle donne tsigane che permette loro di vedere qualcosa sul futuro (o sul passato). Hyacinthe è uno dei pochi uomini a farne uso (sua madre glielo ha insegnato, per quanto fosse vrajna, ossia proibito). Un altro elemento importante è la presenza degli dei, tangibile e molto presente. Tutta la storia del Signore dello Stretto meriterebbe un approfondimento a riguardo, tuttavia la sua storia sarà ripresa nel 3° libro del ciclo di Phèdre.

Stile

La Carey utilizza uno stile raffinato e aulico, pieno di termini ricercati e delicati. La storia è narrata in prima persona, da Phèdre. Frequenti, purtroppo, sono le anticipazioni; ma devo dire che rileggendolo non mi hanno dato fastidio, anzi… erano piacevoli. In ogni caso, non rivelano nulla di importante: poiché Phèdre parla da un futuro imprecisato, sono molti i collegamenti che fa tra gli eventi.

Il PoV è gestito saldamente: osserviamo la realtà sempre filtrata dai pensieri di Phèdre.

Personaggi

I personaggi ne il Dardo e la Rosa sono tantissimi. Così tanti che, alla prima lettura, è facile confondersi o non ricollegarli immediatamente. Fortunatamente, nel libro è presente un elenco completo di tutti i personaggi con i relativi ruoli.

milotic Phèdre no Delaunay

È più bollente della forgia di Camael e più bagnata delle lacrime di Eisheth!

Phèdre il Dardo e la Rosa Jacqueline Carey - Lande Incantate

Phèdre è la protagonista indiscussa. Segnata dal dio Kushiel e votata a Naamah, questa ragazza dal nome infausto si muove fra intrighi e giochi di potere, rapimenti e tradimenti: utilizza tutte le sue carte a disposizione per andare avanti nelle varie missioni. Phèdre è una Mary Sue piuttosto presuntuosa: riesce sempre in tutti i compiti prefissati, e quando non sa cosa fare… il sesso le viene incontro. Nondimeno è un personaggio vivido, verosimile, verso cui ho provato un affetto immediato: nonostante le sue paure, nonostante le sue gelosie. Phèdre fa un percorso di crescita non indifferente: quella che vediamo ne Il Dardo e la Rosa è una ragazzina ingenua che non conosce bene come va il mondo; ne La Maschera e le Tenebre, l’ultimo libro della sua trilogia, vedremo una donna matura e pienamente consapevole di sé.

milotic Joscelin Verreuil

Il giovane uomo in piedi nell’ombra s’inchinò nel saluto distintivo della Confraternita Cassiliana, con le mani incrociate davanti al petto. Il sole tiepido splendeva sull’acciaio dei suoi bracciali e sulla maglia metallica che gli copriva il dorso delle mani. Due pugnali gemelli pendevano dalla sua cintura e l’elsa cruciforme della spada, portata sempre sulla schiena, gli spuntava al di sopra delle spalle. Si raddrizzò e incrociò il mio sguardo. “Phèdre nò Delaunay” disse in tono formale, “sono Joscelin Verreuil della Confraternita Cassiliana. Sarà mio privilegio scortarti.”

Joscelin il Dardo e la Rosa Jacqueline Carey - Lande Incantate

Joscelin… io lo amo. Semplicemente. È cocciuto, inflessibile… e all’inizio molto rigido. Tuttavia a poco a poco si scioglie e si inizia ad apprezzarlo davvero. Il suo senso dell’onore è fortissimo, e viene messo continuamente alla prova.

milotic Mélisande Shahrizai

Descrivere Mèlisande Sharizai è, per usare le parole del poeta, impossibile. Allora aveva ventitré anni ma il tempo pareva non sfiorarla neppure, in qualunque senso scorresse. Se dico che aveva la pelle d’alabastro, capelli di un nero così intenso che sotto la luce risplendevano di sfumature blu e occhi di un azzurro da fare invidia agli zaffiri, affermo solo la verità… ma era un’angeline e le mie parole danno solo una vaga idea della sua bellezza.

Mèlisandre di Jacqueline Carey - Lande Incantate

Mèlisande è un personaggio straordinario. Appartenente a una delle famiglie più ricche del Kushet, Mèlisande gioca un partita pericolosa, e non sempre si capisce il suo ruolo. Amante del bello e del piacere nel procurare dolore, l’intesa con Phèdre sarà immediata: il loro rapporto, sempre ambiguo, velato, complicato, farà sempre riflettere la protagonista.

Spoiler su Mèlisande
Mèlisande tradisce Delaunay, consegnando Phèdre e Joscelin agli skaldi. La trama da lei ordita è molto complicata e la immagina come regina a fianco di Waldemar Selig, l’invasore skaldico. Tuttavia, il suo piano permetteva di salvarsi se lo skaldo avesse fallito… se non fosse che Phèdre torna dalle sue avventure assurde per raccontare la verità. Prima di essere giustiziata, Mèlisande si confronta con la protagonista, che le chiede perché ha tradito la sua patria. “Perché?” bisbigliai, sapendo che la domanda era futile ma sentendo ugualmente la necessità di porla. Lei si voltò, serena e bellissima. “Perché potevo farlo”. Non ci sarebbero mai state altre risposte. Per quanto desiderassi un motivo che fossi in grado di comprendere nel mio cuore – e non solo nella parte oscura e intuitiva di me, che pure si allontanava con un brivido da quella comprensione – non l’avrebbe mai ottenuto.”

milotic Hyacinthe

Hyacinthe il Dardo e la Rosa di Jacqueline Carey - Lande Incantate

Hyacinthe è il primissimo amico di Phèdre, prima ancora di Delaunay. Hyacinthe è un ragazzo tsigano che si guadagna da vivere leggendo la fortuna ai nobili e portando messaggi; in seguito gestirà una scuderia. Hyacinthe è uno dei confidenti di Phèdre, e insieme ragionano e fanno teorie sugli intrighi di corte. È un personaggio che non mi è mai piaciuto: non perché non fosse ben caratterizzato, ma proprio per una questione personale.

Descrivere tutti i personaggi è impossibile. Accenno soltanto a qualcuno dei più importanti… Anafiel Delaunay, il nobile che prende come pupilli e Phèdre e Alcuin, e la cui storia sarà una parte centrale del mistero; Alcuin, un ragazzo dai capelli bianchi, intelligente e umile, molto legato sia a Delaunay sia a Phèdre; Drustan mab Nechtana, principe dei picti; i gemelli Eamonn e Grainne mac Conor, signori dei dalriada; Ysandre de La Cource, delfina.

Conclusioni

Amore puro per questa saga. Il mondo creato dalla Carey è così familiare che a un certo punto capisci tutte le battute e i riferimenti agli dei che fanno i personaggi. È facile affezionarsi ai personaggi, tutti (eccetto lo tsigano!)… e ho pianto parecchie volte. La tensione è ben gestita, e ci sono momenti di climax ben congegnati. Il Dardo e la Rosa è materiale epico. Leggetelo. Leggetelo. Leggetelo. E amate a vostro piacimento.

taylor kiss

Voto: 9/10.

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