Recensione – La locanda degli amori diversi di Ito Ogawa

Questa recensione è simbolicamente importante per me in quanto la scrissi su un file word prima ancora di avere un blog. In realtà, non sapevo neanche se ci sarebbe stato un blog! Lessi La locanda degli amori diversi in un periodo in cui mi ero deciso ad approfondire la narrativa giapponese: è il primo romanzo orientale che leggo con una storia d’amore lgbt.

Scheda del libro

Titolo La locanda degli amori diversi
Autore Ito Ogawa
Data 2014
Pubblicazione italiana 2016
Editore Neri Pozza
Traduttore Gianluca Coci
Titolo originale にじいろガーデン [Nijiiro gāden]
Pagine 315
Reperibilità Reperibile online e in libreria

Trama

Il fulcro della storia è la relazione romantica tra due donne, Chiyoko (19 anni) e Izumi (35 anni). Le due si incontrano quando Chiyoko sta per suicidarsi: scampata la tragedia, iniziano a frequentarsi. L’amore che sboccia è narrato in modo spesso stucchevole e nauseante:

Ci eravamo appena conosciute, eppure mi sembrava che stare insieme fosse l’unica cosa sensata al mondo, la missione della nostra vita. […] Mi ci volle poco per rendermi conto che Chiyoko era per me un essere speciale, insostituibile. Quando Sōsuke tornò a casa e per ovvie ragioni non ci vedemmo per alcuni giorni, mi accorsi di sentire un vuoto incolmabile, mi mancava come non mi era mai mancato nessuno. Nel mio cuore c’era già un posto dedicato a lei. E non solo nel mio cuore, ma anche nella mia vita quotidiana, nel mio tempo: il suo calore e il suo affetto occupavano uno spazio incommensurabile. Perciò, non potendo vederla, quello spazio restava irrimediabilmente vuoto e avevo freddo, come se uno spiffero gelido continuasse a insinuarmisi dentro. Erano passate meno di due settimane, eppure non riuscivo a immaginare una vita senza di lei. Morivo dalla voglia di rivederla. La passione e i sentimenti che provavo non mi davano pace, scalpitavano, mi vorticavano dentro giorno e notte. Quei giorni senza Chiyoko furono una vera tortura, provavo una tristezza dilaniante.

Cleffa Puntualizzazioni superflue

L’autrice si perde spesso in puntualizzazioni superflue:

Non ci sarebbe neanche bisogno di dirlo, ma Sōsuke è la persona che mi è più cara al mondo, è mio figlio. Se per assurdo qualcuno mi avesse chiesto di mettere su una bilancia l’amore per Sōsuke e quello che provavo per Chiyoko e fossi stata costretta a scegliere uno dei due, è chiaro che avrei puntato subito il dito verso di lui, senza la minima esitazione. Se mio figlio non l’avesse accettata, sarei stata pronta a rinunciare a lei, seppure molto a malincuore.

Se non c’è bisogno di dirlo, perché lo dici? E perché mai dovresti solo pensare di scegliere fra tuo figlio e una persona conosciuta da due settimane?

Cleffa La forza dell’ammmore

Di punto in bianco le due donne decidono di mollare tutto per trasferirsi in una valle in montagna. Quello che spesso viene vissuto come un sogno, una fantasia romantica, loro lo mettono in pratica così, a sbuffo: Izumi lascia il lavoro, Sōsuke cambia scuola e Chiyoko non si diploma nemmeno per inseguire questo sogno. Fondare una nuova famiglia per loro è fondamentale, e il discorso famiglia tornerà continuamente: sembra quasi che ogni cosa fatta per amore possieda qualcosa di diverso, speciale… peccato che il tutto risulti sempre troppo zuccheroso per poter essere preso sul serio. Ad esempio, un pasto preparato con amore ma pessimo come sapore risulta in ogni caso adorabile e buonissimo; viceversa…

Quel giorno il caffè non era buono come al solito. Mi dispiace dirlo, lo aveva preparato apposta per me, ma era davvero pessimo. Forse perché conteneva dosi elevate di rabbia, sdegno e amarezza. Non c’era traccia nemmeno del consueto aroma che si diffondeva rapido in tutta la casa. Ero io che non riuscivo a sentire i sapori e gli odori? O mia madre aveva fatto qualche errore nella preparazione? Molto probabilmente c’entravano tutte e due le cose.

Alcune scene culminano con un parossismo che rende difficile qualsiasi commento:

Ecco perché, per non rischiare di perderci e distruggere la nostra nuova famiglia, stavamo sempre attenti a tenerci per mano. In circolo, tutti e quattro, ci prendevamo per mano e sollevavamo in alto le braccia, così che in mezzo a noi potesse nascere un meraviglioso arcobaleno. E i colori dell’arcobaleno che sorgeva nel nostro cerchio magico erano il simbolo indissolubile della nostra famiglia. Quando al cerchio si aggiunse Takara, i colori del nostro arcobaleno presero a risplendere fino all’orizzonte con una potenza inaudita.

Nano che vomita arcobaleni - Psicologorroico

Cleffa Il tema della famiglia

Per tutta la lettura del libro ho avuto la sensazione che l’autrice volesse far passare il messaggio che è normalissimo avere una famiglia composta da due donne e dei figli; un intento “moralizzante” che mi distoglieva continuamente dalla storia stessa. Forse questa “missione”, come la chiama lei, è rivolta principalmente a un pubblico giapponese, e risulta più inquadrabile in quest’ottica. Ho fatto una breve ricerca: la parola famiglia compare innumerevoli volte, spesso con quel tono stucchevole e poco credibile.

Ma insieme ci divertivamo, non ci costava nessuno sforzo. Di fronte agli ostacoli eravamo sempre pronte a darci una mano. C’era da spostare un masso che pesava un quintale? Bene, ci mettevamo fianco a fianco e lo spingevamo fin dove volevamo. E se in due non ci riuscivamo, a volte anche Sōsuke accorreva in nostro aiuto. Eravamo una squadra, una vera famiglia.

***

Quando la bandiera arcobaleno della famiglia Takashima garriva al vento, sembrava di udire uno stormo di uccelli che batteva le ali all’unisono. A essere sincera, all’inizio ero un po’ titubante, temevo che la gente del luogo potesse reagire in malo modo venendo a conoscenza del significato della nostra bandiera. Ma quel suono potente che sfidava il vento mi diede il coraggio e la forza di vincere tutte le paure. La bandiera arcobaleno era la voce silenziosa della nostra famiglia.

***

Eppure, nonostante tutto, non pensai nemmeno una sola volta di tornare alla vita precedente. Anche Chiyoko e Sōsuke non si lamentavano mai, malgrado il susseguirsi di giornate lunghe, buie e deprimenti. Sapevamo tener duro, eravamo una famiglia felice.

Cleffa Sōsuke e la pace nel mondo

Sōsuke, che cresciuto decide di andare a vivere da solo e lavorare in un call center, risulta una persona così buona, talmente buona che pensa alla pace nel mondo!

Fu così che a un certo punto iniziai a pensare che dovevo fare in modo di stemperare la loro rabbia e tramutarla in qualcosa di positivo. In altre parole dovevo imparare a lasciarli sfogare, senza prendermela, così da rendermi davvero utile e fare qualcosa di buono per il prossimo. Giusto per rendere l’idea, se per esempio mi fosse capitato di trovarmi di fronte a un tizio che aveva intenzione di commettere un omicidio, sarei dovuto essere così abile da fargli cambiare idea solo parlandogli. Ora, a parte questo caso limite, quello che voglio dire è che si era fatta strada in me l’idea di contribuire in modo concreto alla diffusione della pace nel mondo, ovviamente nei limiti delle mie più che modeste possibilità. Nel mio piccolo, la consapevolezza di fare qualcosa per la felicità del genere umano mi faceva sentire bene.

Gossip girl gif - Psicologorroico

Dopo aver letto queste parole ho dovuto fermare la lettura per riprendermi un attimo.

Cleffa Un accenno al finale…

Verso la fine la storia diventa particolarmente drammatica: così come era tutto forzato in quella felicità estrema, adesso è forzato da alcuni accadimenti tragici. Mi ha dato l’impressione di una conclusione molto tirata e sbrigativa.

Conclusione

La locanda degli amori diversi è un libro decisamente ingenuo e troppo raccontato. Ogni tanto saltano fuori, tra un arcobaleno e l’altro, tra una cosa preparata con amore e l’altra, degli slices of life interessanti: storie di cucina, storie sulle tradizioni culturali, momenti semplici di famiglia non appesantiti da troppi aggettivi. Nonostante questi piccoli dettagli interessanti e l’idea di partenza accattivante, il romanzo non mi ha convinto per nulla nel complesso, né mi ha stimolato a leggere altro di questa autrice.

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