Recensione – La ragazza del convenience store di Sayaka Murata

Dopo due mesetti di blocco del lettore ho deciso di prendere un libro a caso dalla mia coda di lettura: il libro in questione è stato La ragazza del convenience store, che ho letto in una giornata. A metà tra un romanzo e una novella, l’opera è molto breve, circa 160 pagine. L’ho trovato nel complesso coinvolgente, per quanto un romanzo tipicamente giapponese possa coinvolgere: le vicende, infatti, sono poche.

Scheda del libro

Titolo La ragazza del convenience store
Autore Sayaka Murata
Data 2016
Pubblicazione italiana 2018
Editore Edizioni e/o
Traduttore Gianluca Coci
Titolo originale コンビニ人間 [Konbini ningen]
Pagine 168
Reperibilità Reperibile online e in libreria

Trama

Tutto ruota intorno alle giornate monotone di Keiko Furukura, una trentaseienne single che lavora in un konbini, un negozio di alimentari aperto 24 ore. Keiko si è sempre sentita strana, anomala e in contrasto con le aspettative tipiche della società, con conseguente sofferenza dei genitori e della sorella. La realtà viene filtrata dalla sua percezione delle cose: da piccola riteneva equivalente voler mangiare un uccellino trovato morto nel parco, visto che in casa si mangia spesso pollo. Ma gli sguardi inorriditi degli adulti e le difficoltà di relazione con i compagni portano Keiko ad isolarsi e parlare sempre meno, finché durante gli studi universitari non si imbatte in un’epifania tutta particolare: un lavoro part time presso un kombini. Qui Keiko trova il suo senso di vivere: dopo esser stata per molto tempo fuori posto, adesso può sentirsi un ingranaggio perfettamente funzionante di una macchina più grande. Il ritmo nel negozio è scandito da una serie di rituali e di comportamenti didascalicamente illustrati nel manuale, dalle frasi giuste da dire ai clienti al momento ideale per riempire i frigoriferi di bevande. Questo idillio dura per ben 18 anni, dopo i quali un evento cambia le carte in tavola: Keiko incontra Shiraha, un nuovo dipendente del kombini: i due iniziano uno strano rapporto, di cui posso discutere solo nel menù a tendina in quanto spoiler (quanto ho detto finora si può leggere nella quarta di copertina).

Mostra spoiler
Shiraha è un uomo paranoico e sprezzante, che si sente perseguitato dagli altri e vuole vivere “come un parassita” alle spalle della donna, quasi una vendetta per tutte le volte in cui le donne non lavorano per farsi mantenere dai mariti. Keiko vede questa relazione come un modo per sfuggire ai commenti intrusivi di parenti e amici (perché sei single? E quando ti sposi?); sebbene lei non viva questo essere esclusa dagli altri in modo negativo, Shiraha è esasperato e pare soffrire moltissimo. I suoi commenti verso Keiko sono semplicemente tremendi, sebbene non la tocchino proprio.

[…] Tu sei strana, diversa. Una zitella di trentasei anni, molto probabilmente ancora vergine, che lavora tutti i giorni come una schiava in un konbini, senza la minima ambizione di sistemarsi. Sei un’intrusa, un corpo estraneo, e nessuno osa dirti le cose in faccia perché fai ribrezzo. Ma puoi star certa che alle spalle te ne dicono di tutti i colori e ti prendono in giro.

Dopo qualche mese di “relazione” (Keiko provvede a vitto e alloggio, ma i due si parlano poco e non c’è alcun tipo di contatto), la donna decide di licenziarsi per cercare un lavoro migliore. La sua vita diventa spenta, priva di stimoli ed entusiasmo, finché, entrando in un konbini, non ritrova la passione di un tempo. Lascia così di punto in bianco Shiraha e il libro finisce così. Un finale un po’ frettoloso, che poteva essere un po’ più approfondito. D’altronde, l’esperienza di Keiko potrebbe portarla a lavorare come supervisore e non come commessa, ma la possibilità viene solo lasciata intuire. Aggiungo anche che la relazione co Shiraha è così negativa e inutile che non ho mai avuto veramente dubbi sulla scelta finale della protagonista: forse rendere la controparte maschile più “umana” avrebbe reso le cose più interessanti.

Stile

Lo stile è abbastanza semplice e non ricercato, concentrato in larga parte su dettagli di vita quotidiana. Quando la Sayaka parla del konbini è possibile davvero respirare quell’atmosfera: è credibile e convincente. La scrittura appare più ingenua quando la protagonista racconta fatti del passato o le sue amicizie al negozio: è tutto più didascalico e meno interessante.

Nei konbini in Giappone risuonano sempre mille rumori. Dal trillo all’ingresso che annuncia l’arrivo dei clienti alla voce cantilenante di una star della TV che pubblicizza nuovi prodotti e si diffonde nel negozio attraverso gli altoparlanti. Dal saluto dei commessi che accolgono i clienti gridando a perdifiato ai bip dello scanner alla cassa. Il tonfo dei prodotti sul fondo del cestino della spesa. Il fruscio dell’involucro di cellophane di dolcetti e focaccine, Il ticchettio dei tacchi sul pavimento. Una miriade di suoni che si fondono tra loro e si insinuano dentro di me senza sosta: è la “musica del konbini“.

Personaggi

La tematica centrale del libro è il sentirsi fuori posto in un mondo che ti vuole sposato e con figli: la famiglia di Keiko non si da pace per la solitudine e la stranezza della donna. Anche il suo lavoro come commessa viene malvisto: solitamente è un lavoro per i giovani, inadatto a una donna di 35 anni. Eppure il konbini è l’unico posto in cui Keiko si sente a suo agio, integrata e in forma. Questo feedback Keiko lo riceve non solo dalla sorella (che va a trovare di tanto in tanto) e dalla madre (che la chiama sperando che qualcosa sia cambiato), ma anche dalle amiche del liceo, con cui esce qualche volta. Durante un barbecue organizzato di domenica, i mariti delle amiche discutono su quanto sia importante per Keiko trovare marito e lasciare il lavoro: propongono persino di cercare online qualche uomo interessante.

Mi hanno lasciata in disparte e mi osservano da lontano, come ai tempi della scuola elementare Percepisco i loro sguardi su di me, mi scrutano come se fossi una bestia rara.
Non è cambiato niente, sono ridiventata “l’intrusa”.
Ripenso a Shiraha, costretto a licenziarsi. Sono io la prossima della lista?
In questo piccolo mondo che si regge sulla normalità gli elementi estranei devono essere eliminati, uno dopo l’altro, in silenzio. Le presenze anomale vanno scartate.
Ecco perché devo guarire. Altrimenti sarò allontanata dalla grande tribù delle persone “normali”.
Finalmente capisco perché i miei genitori si disperavano e continuano a disperarsi per me.

Conclusioni

Mi sono divertito a leggere La ragazza del convenience store. È un romanzo abbastanza leggero, pur trattando argomenti non proprio leggeri; scorre bene e fa trascorrere qualche ora in piacevole compagnia.

 

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