Recensione – Le donne del signor Nakano di Kawakami Hiromi

Le donne del signor Nakano è un romanzo dal titolo curioso che mi ha ispirato sin da subito: ero a caccia di libri di narrativa giapponese da leggere. Sicuramente è stata una lettura piacevole, nonostante per altri possa risultare noiosa: non succede praticamente niente, non ci sono colpi di scena né episodi drammatici. È pura e semplice quotidianità, raccontata da una protagonista incolore e per nulla incisiva. Eppure mi è piaciuto.

Scheda del libro

Titolo Le donne del signor Nakano
Autore Kawakami Hiromi
Data 2005
Pubblicazione italiana 2014
Editore Einaudi
Traduttore Antonietta Pastore
Titolo originale 古道具 中野商店 [Furudōgu Nakano Shōten]
Pagine 240
Reperibilità Reperibile online e in libreria

Edizione polacca, italiana e portoghese

Trama

Hitomi lavora in un negozio di un rigattiere: fa la commessa. Il romanzo si incentra sul viavai di gente alla bottega, su piccoli episodi irrilevanti ma spesso divertenti e su alcuni personaggi caratteristici. La quotidianità del negozio viene ritratta con frasi semplici:

[…]è squillato il telefono. Per la sorpresa sono balzata su dalla sedia. Era qualcuno che voleva vendere una pentola elettrica della metà degli anni Settanta − un bollitore per il riso − e chiedeva quanto potesse valere. Ho detto a che ora sarebbe rientrato il signor Nakano e ho attaccato. Fino al ritorno del padrone e di Takeo, non è entrato nemmeno un cliente.

Si dire che sono presenti dei racconti nella storia: l’uomo che porta in negozio delle foto di nudo, il proprietario di alcuni appartamenti che fa uscire pazzi gli inquilini, l’uomo che porta un oggetto coreano maledetto dall’ex moglie. Accanto a queste sotto trame, la trama principale è quella di Hitomi che… semplicemente va avanti con la sua vita.

Stile

Una componente che ho adorato è lo stile: la Hiromi è brava a mostrare e ci descrive le vicende in maniera abbastanza neutra. Inoltre, ricorre spesso al virgolettato per quotare le parole di un personaggio, rendendo subito riconoscibili alcune espressioni e modi di dire.

Il suo negozio, che «non è di antiquariato ma di roba vecchia», è letteralmente sommerso di oggetti usati. Dai tavolini pieghevoli ai ventilatori, dai condizionatori al vasellame, ogni sorta di articoli per la casa dalla metà dell’era Shōwa in poi è accumulata nel locale. Il signor Nakano tira su la serranda poco prima di mezzogiorno, la sigaretta fra le labbra, mette fuori le cose che possono attirare i clienti − piatti o vasi decorati con motivi originali, lampade da comodino con pretese artistiche, fermacarte a forma di tartaruga o di coniglio in finto onice, vecchie macchine da scrivere − e le dispone ad arte su un banco di legno posto davanti al negozio. Se la cenere della sua sigaretta cade su un fermacarte a forma di tartaruga, la spazza via in fretta con un angolo del suo immancabile grembiule nero.

Personaggi

Hitomi, la protagonista, è una donna che non ti colpisce per nulla, se non per le paranoie continue che si fa (lecite, per carità). Tra lei e Takeo, l’altro impiegato del negozio, nasce una specie di “storia”: metto le virgolette perché non è chiara la relazione che li lega. Soprattutto perché Takeo… non parla se non dopo lunghi silenzi, e molto spesso con semplici “Ah” o “Eh” e simili. Takeo mi è piaciuto proprio perché rappresenta una di quelle persone che semplicemente non hanno mai nulla da dire. Il rapporto tra i due a volte assume dei ruoli involontariamente comici:

Il signor Nakano e Tokizō discutono degli articoli che quest’ultimo metterà all’asta sul suo sito Internet. Negli ultimi tempi le quotazioni on line del nostro negozio sono salite. Masayo continua a ripetere al fratello che è rischioso lasciare che se ne occupi qualcun altro, che dovrebbe imparare anche lui a usare un computer, ma il signor Nakano non ci pensa proprio e affida tutto a Tokizō. Che è un parente di Sakiko, pare. È stato Takeo a dirmelo, poco tempo fa. Ecco il motivo per cui il padrone si fida. – Un parente di Sakiko? Com’è piccolo il mondo! – A queste mie parole, Takeo ha riflettuto un momento, poi mi ha detto: – Il mio mondo è ancora piú piccolo. Ci siete soltanto tu, e quel cane che mi è morto.
– Già, il cane che è morto.
– Sí, il cane, – ha ripetuto lui. Io non sapevo se essere contenta o no.

In un’occasione viene descritto un litigio tra i due: è un ottimo esempio di dialogo (e di come funziona la mente di lei):

– Certo che sono proprio carini, i gatti, – proseguo, sempre nel mio tono allegro, nel tentativo di riprendere la conversazione.
– Trovi? – risponde finalmente Takeo.
– Sí, sono carini.
– Mmm, mica tanto.
– Allora perché gli dai da mangiare?
– Cosí…
– Ma che cosa c’è? Cos’ho detto di tanto grave? – grido. Dalla porta rimasta spalancata entra ronzando una vespa. A testa bassa, Takeo la guarda volare. La vespa esce subito.
– No, niente, – dice Takeo. Poi chiude con calma l’agenda dove sono segnati gli acquisti. Lo infila nella tasca posteriore dei pantaloni e mi volta le spalle.
– Soldi ne hai? – gli chiedo.
– Sí, ne ho, – risponde lui senza girarsi. Il tono pacato che ha preso mi irrita sempre piú. Mi viene voglia di dirgli qualcosa di veramente cattivo.
– Non ti voglio piú vedere, – dichiaro. Takeo si volta a guardarmi.
– Non uscirò mai piú con te! – insisto. Mi pare che lui, sorpreso, stia per dire qualcosa, ma non sento. Per un po’ rimane impalato dov’è, poi mi dà di nuovo le spalle ed esce a passi decisi. Vorrei gridargli «Aspetta!», ma la voce non mi esce. Mi chiedo affranta perché mai tutt’a un tratto sono andata a dirgli una cosa del genere. La vespa è tornata. Invece di uscire subito come prima, volteggia ronzando per il negozio. Quando si avvicina alla cassa, il rumore delle sue ali mi infastidisce. Cerco di scacciarla agitando l’asciugamano che il signor Nakano ha lasciato appeso a una sedia, ma riesco soltanto a tagliare l’aria. La vespa non se ne vuole andare, le sue ali splendenti vibrano a lungo per tutto il negozio.

I due personaggi che ho trovato più interessanti sono il signor Nakano, il proprietario della bottega, e la sorella Masayo. Il signor Nakano è un uomo sulla sessantina, che si è sposato più volte e ha alcune amanti; è lui a capo della bottega. Adora parlare, infatti:

Da quando ho visto Takeo prevenire il sermone chiedendo al signor Nakano se sia successo qualcosa, uso lo stesso sistema. Basta dargli un po’ di corda, e lui si mette a parlare a ruota libera, sembra un idrante che butta fuori acqua; se invece nessuno gli domanda nulla, dalla sua bocca vengono fuori strane paternali, come acqua da un tubo di gomma conficcato a terra.

Masayo vive nella grande casa dei genitori e si dedica a varie attività artistiche, l’ultima delle quali consiste nel creare bambole. Mi è piaciuta perché spesso dice frasi che non c’entrano nulla col discorso.

Conclusione

Io consiglio Le donne del signor Nakano soprattutto a chi ama la narrativa giapponese: lenta, delicata e pacata. Ho dato un’occhiata alle recensioni in giro e non ne ho viste di entusiastiche: lo posso capire, sebbene a me abbia dato una sensazione positiva questo libro.

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