
Felicità e dolore s’intrecciano attraverso il mondo come fili dai colori bizzarri, che conducono in luoghi imprevedibili. Anche quando sono nascosti, profondamente segreti, lasciano segni, lasciano messaggi… perché ciò che non viene espresso in parole si manifesta in altri modi.
A volte alcuni libri suscitano una incredibile attrattiva nei nostri confronti: è il caso di Una culla in fondo al mare, su cui mi soffermavo ogni volta che davo un’occhiata alla mia libreria sul Kindle. Sentivo di doverlo leggere, nonostante fosse un romanzo vecchio, fuori stampa da anni e difficilmente reperibile. La lettura de La via dei re si è rivelata più impegnativa del previsto, per cui ho avuto bisogno di un altro libro breve. Per fortuna le mie aspettative sono state ripagate: Una culla in fondo al mare è davvero un bel romanzo!
Scheda del libro
Titolo | Una culla in fondo al mare |
Autore | Patricia A. McKillip |
Data | 1988 |
Pubblicazione italiana | 1991 |
Editore | Mondadori |
Traduttore | Ilva Tron |
Titolo originale | The Changeling Sea |
Pagine | 166 |
Reperibilità | Disponibile usato o in ebook |
Edizione italiana vs edizione americana
Trama
Il mare, pensava Fiord, s’era preso anche sua madre, così come s’era preso suo padre: e aveva lasciato un’estranea a vagare disperatamente fra i tegami. Quell’anno Fiord compiva quindici anni. Lavorava come sguattera alla locanda del villaggio – badava a stufe e caminetti, puliva le camere, strofinava i pavimenti e correva su e giù dalla cucina con i pasti degli avventori.
L’equilibrio del tranquillo villaggio di pescatori in cui vive Fiord viene turbato da alcuni avvenimenti strani: un drago con un collare d’oro emerge dalle acque per osservare gli abitanti dell’isola; delle burrasche continue impediscono di andare a largo; visioni e apparizioni curiose, legati al mito di un mondo sottomarino. Tutte queste vicende si collegano in qualche modo alla protagonista, Fiord, che dalla morte del padre si è trasferita nella capanna della strega (una vecchietta che ha insegnato qualche “magia” alla ragazza, ma che ora è scomparsa). Il principe Kir, sperando di parlare con l’anziana signora, si imbatte in Fiord: da qui le loro vite si intrecciano in senso romantico. Kir torna sempre da Fiord, finché non viene costretto dal padre ad andare in un’isola lontana per conoscere una possibile fidanzata. In seguito viene chiamato un mago per poter prendere l’oro dal drago, tale Lyo… preferisco fermarmi qui con la trama per non spoilerare troppo.
Considerazioni sul finale
Voglio comunque includere un breve riassunto sul finale con qualche commento, giusto per chi ha già letto il libro o non si cura degli spoiler.
Scene emotivamente forti #1
Aggiungo anche una scena finale davvero intensa…
Scene emotivamente forti #2
Non ho saputo resistere: eccovene un’altra.
Stile
Si sente che il romanzo è vecchio: lo stile della McKillip gestito un po’ a caso. In gran parte è raccontato, per quanto qua e là saltino fuori descrizioni efficaci e dettagli simpatici. Mi sono piaciuti i dialoghi, spesso colorati da un grande realismo:
«Io voglio smeraldi!» ripeté Carey, in tono sognante. «E abiti di merletto, e anelli d’oro e…»
«Non li otterrai di certo standotene con le ginocchia nella schiuma di sapone!»
«Ieri, mentre portavo gli asciugamani puliti in una delle stanze, un signore in velluto verde mi ha detto che ero bella, e mi ha baciata.»
«Carey!» Marli era scossa. «Stai attenta! In autunno quei bei signori migreranno come oche selvatiche, e tu resterai inchiodata qui, con la pancia grossa!»
Metafore marine e frasi divertenti
«Cos’è?» domandò Fiord. «Dove comincia, quella catena?» Per un lungo momento Kir non rispose, e Fiord si sentì come una patella che parla allo scoglio cui è attaccata.
***
Dopo un momento lei scostò le mani dalla bocca: si sentiva le ossa fragili come corallo secco. Il cuore le batteva disordinatamente.
***
Pallidissimo, fradicio dalla testa ai piedi, gli occhi arrossati dall’acqua, Enin si fermò al bancone del bar a tracannare una birra dopo l’altra, come se dovesse togliersi strati di sale dalla gola.
***
Poi scosse la testa, e avvampò, pensando alle sgangherate ragnatele di filo e rametti che aveva gettato nel mare. Come aveva potuto illudersi che possedessero un briciolo di potere magico? Non c’era più magia in lei che in una scopa.
Worldbuilding
Quel drago fiammeggiante, con la sua luminosa catena, forniva l’unica nota di colore in un mondo dove ogni cosa – sabbia, mare, cielo – era illividita nel grigio della pioggia. Appariva come una favola meravigliosa per i vuoti giorni di noia; un’elaborata storia di pesca, da raccontarsi sui boccali di birra accanto a un bel fuoco caldo.
Vi è mai capitato di osservare un dipinto di un paesaggio, immaginando che vita facciano i personaggi raffigurati? Come passino le loro giornate, e così via? A me accade spesso. Con questo libro, mi sono sentito anche io un abitante di un’isola dei mari del Nord (non vengono dati altri riferimenti geografici). La vita quotidiana dei pescatori viene ritratta con semplicità; lo stesso lavoro di Fiord è pieno di dettagli, ad esempio l’oste si lamenta sempre perché i clienti sporcano il pavimento di sabbia.
Magia di Fiord
Conosceva quella parola perché gliene aveva parlato la vecchia che fino a qualche tempo prima abitava nella capanna sulla spiaggia, dove ora Fiord s’era stabilita. Le aveva raccontato storie di incantesimi e magie; le aveva insegnato cosa fare con specchi, ciotole di latte, rami di salice sepolti al chiaro di luna, svariati tipi di nodi, acqua di mare spruzzata lungo la riva, nel sentiero del vento. Sembrava che i suoi incantesimi non funzionassero mai; come quelli di Fiord, del resto. Ma per qualche ragione lei ne era affascinata, come se annodando uno spago si potessero legare insieme due pezzi di vita, o gettare un ponte magico tra cose oscure e lontane.
Ho messo in grassetto quella frase per far notare il fatto che la McKillip, mentre sta descrivendo qualcosa, butta fuori quasi casualmente una frase significativa. Fiord è così arrabbiata col mare che gli getta spesso delle maledizioni:
Certe volte Fiord preparava strani miscugli con ingredienti presi dallo scaffale delle fatture, e li gettava nel mare, con la vaga speranza che potessero disturbare il suo incessante lavorio.
Magia di Lyo
Maghi, pensava Fiord, camminando lungo la spiaggia. Re. Mostri marini. Com’era successo, si domandava, che simili parole fossero venute ad abitarle nella testa insieme alle semplici parole di tutti i giorni, come zuppa di pesce, e secchi, e strofinacci?
Quando i pescatori spargono in giro la richiesta dei servizi di un mago per prendere l’oro al drago, si presentano sull’isola un mucchio di ciarlatani, tant’è che la magia sembra non esistere davvero. Eppure la magia esiste, e Lyo sembra poter fare di tutto: fa apparire e sparire cose, fa muovere la barca, fa asciugare i pavimenti…
«Com’è che sei diventato mago?» gli chiese, improvvisamente curiosa. «Sei nato con gli occhi già pieni di magia?» Seduto di fronte al sole, Lyo aveva gli occhi pieni di luce. Sorrise: «La magia è come la notte, la prima volta che l’incontri.» «La notte?» commentò Fiord, dubbiosa. Un colpo di remo le andò a vuoto, e il “Riccio” girò di mezzo cerchio. «Un vuoto tenebroso, pullulante di forme…» fece scorrere le dita nell’acqua e il “Riccio” tornò a rivolgere la prua verso l’orizzonte. «Piano piano impari a convertire il buio in forme, in colori… Vedi cose che la maggior parte della gente non vede, e tuttavia sembrano nitide come il naso che hai sulla faccia. Non c’è nulla, al mondo, che non abbia la sua parte di magia: anche una conchiglia vuota, un grumo di piombo, una vecchia foglia morta… tu le guardi e impari a vederle, e poi a usarle, e dopo un po’ non ricordi più di aver mai visto il mondo in modo diverso. Ogni cosa si connette a qualcos’altro. Come quella catena d’oro, che congiunge l’aria con l’acqua. Dov’è che comincia, realmente? Sopra il mare? Sotto il mare? Chi lo sa, a questo punto? E quando l’avremo scoperto, non saremo più in grado di guardare il mare nello stesso modo. Capisci qualcosa, delle mie chiacchiere?»
Personaggi
Fiord
[L’oste] in modo particolare sorvegliava Fiord, perché c’era in lei una certa aria di trascuratezza. Era cresciuta, senza rendersene conto, coi vestiti che le pendevano flosci in certi punti e stringevano troppo in altri. I suoi capelli, di una strana tinta tra il sabbia chiaro e il color fango, erano spesso sporchi e scarmigliati: quasi si fosse messa a testa in giù, pensava l’oste, per usarli come scopa. Qualche volta, la sera, le regalava degli avanzi: una forma di pane fresco, una dozzina di arselle, un paio di cefali. Ma non si era mai preoccupato di chiederle dove li portasse.
Fiord all’inizio mi ricordava Spencer ai tempi del Radley…
Fiord viene descritta fin da subito come scialba e poco curata. La morte del padre l’ha resa scorbutica, sfuggente; non sopporta più la madre trasognata ed è andata a vivere in una casa disabitata, sebbene nessuno sappia davvero dove sia andata.
Kir
Kir è il classico principe bello e oscuro. Tormentato dalla sua attrazione verso il mare, si sente sempre inadeguato per la terraferma.
La madre di Fiord
La madre, che aveva semplicemente smesso di pensare e passava le giornate ad ascoltare il flusso e riflusso della marea, ogni tanto si scuoteva e allungava una mano sull’aggrovigliata chioma di Fiord, mormorando: «Vai e vieni come una bestiola selvatica, bambina. Certe volte, quando alzo gli occhi, ti vedo. Certe volte no…» Fiord sedeva muta come un pesce, e ben presto l’attenzione della madre si volgeva di nuovo all’incessante richiamo del mare. Sua madre era stregata, pensava Fiord. Stregata dal mare.
La madre di Fiord è cambiata radicalmente dalla morte del marito: sembra accorgersi appena della scomparsa della figlia. Fiord si preoccupa per lei, lavorando nell’orto quando si accorge che la madre non lo avrebbe mai fatto; per il resto, occupa una posizione abbastanza marginale nella storia.
Marli e Carey
Marli lavorava con lei alla locanda: di pochi anni più vecchia, era molto graziosa, e ogni mattina veniva al lavoro con un sorriso segreto negli occhi. Lo stesso sorriso che guizzava sul viso di un giovane pescatore, giù al porto. Marli era linda ed energica; tutto l’opposto di Carey, la terza ragazza, sempre immersa nelle fantasticherie, sempre a sognare che un giorno o l’altro il figlio del re sarebbe capitato nella locanda e si sarebbe innamorato follemente dei suoi occhi verdi, delle sue trecce di corvo. Carey era lenta, sbadata, maldestra. Quanto a Fiord, aggrediva il lavoro con ferocia, come se andasse alla guerra armata di strofinacci e secchi del carbone.
Le colleghe di Fiord sono presentate così, con sequenze di aggettivi; in quanto personaggi secondari, non vengono approfondite moltissimo. Però è bello vedere Carey, che vorrebbe tanto essere ricca e innamorata, dimostrarsi pratica e realista:
Carey scoppiò in lacrime. «Le mie mani!» gemette. «Sembro un vecchio gambero decrepito!» «Non preoccuparti» sospirò Marli. «Magari troverai un vecchio e ricchissimo gambero che s’innamora di te.» «Non succederà! Mai! Non uscirò mai da questo buco! Continuerò a fregare pavimenti fino a novant’anni, e a pulire camini e rifare letti fino al giorno della mia morte! Le uniche perle che vedrò saranno sulle dita degli altri, e non indosserò mai velluti, non dormirò mai tra lenzuola di pizzo e seta! E mai…» Oh, per piacere, Carey! Già ho la testa che mi scoppia, non ti ci mettere anche tu!
Lyo
Era un giovanotto smilzo e dinoccolato, con lunghi capelli scuri e la pelle di un bruno lucente. Aveva occhi stranissimi: un vivido azzurro-verde-grigio, come le cangianti tonalità delle pietre sotto il sole.
Lyo è il mago assunto per rubare la catena d’oro al drago: è un ragazzo che sembra essere sempre al posto giusto al momento giusto. Si esprime per frasi misteriose e spesso non dice più di quanto sa:
“Che luogo noioso sarebbe il mondo se venissero rivelati tutti i suoi misteri!…”
Conclusioni
Che libro meraviglioso. Davvero! Nonostante la sua semplicità, nonostante lo stile obsoleto, nonostante alcuni sviluppi prevedibili… mi è rimasto nel cuore. Non cade mai nel banale e non è mai troppo dolce: è un libro che consiglierei a tutti, un’ottima lettura per ragazzi che intrattiene anche gli adulti. Leggetelo, non ve ne pentirete. Clicca qui per leggere un altro articolo su Patricia McKillip!
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