Recensione – Nevernight, mai dimenticare di Jay Kristoff

Mi fa sempre un po’ strano criticare un libro che è stato così positivamente accolto, soprattutto dai lettori italiani… su Goodreads ho trovato solo recensioni positive, eccetto una. Ecco, io rientro tra quelli a cui Nevernight, mai dimenticare non è piaciuto. Lo stile è uno dei punti dolenti, la trama non è granché interessante, i personaggi non mi dicono nulla; i punti di forza sono molto pochi, ma posso immaginare perché sia piaciuto così tanto.

Scheda del libro

Titolo Nevernight. Mai dimenticare
Autore  Jay Kristoff
Data 2016
Pubblicazione italiana 2019
Editore Mondadori
Traduttore Gabriele Giorgi
Titolo originale Nevernight
Pagine 671
Reperibilità Reperibile online e in libreria

Trama

Mia Corvere è una ragazzina di 16 che ha visto morire il padre quando era una bambina, impiccato in quanto traditore della Repubblica. Mia perde anche la madre e il fratellino, che saranno imprigionati nella Pietra Filosofale, un carcere terribile da cui quasi nessuno ne esce vivo. Mia si vuole vendicare dei principali attori coinvolti nella distruzione della sua famiglia: il console Scaeva, il cardinale Duomo e il tribuno Remus. Inizia quindi un duro addestramento col vecchio Mercurio, ma è solo una piccola anticipazione di ciò che dovrà affrontare in seguito: Mia infatti vuole diventare una vera assassina, entrando a far parte della Chiesa Rossa, una setta che appunto addestra i giovani assassini. La trama scorre bene tutto sommato, eccetto nel primo 10% del libro che ho faticato parecchio a leggere a causa delle note e degli infodump (di cui parlerò in seguito). Superato quello scoglio iniziale, la storia entra nel vivo e si caratterizza come “scolastica”, neanche con troppa inventiva. Il paragone è forzato, lo so, ma ho pensato molto a Harry Potter: abbiamo la rivale, Jessamine, che fin dal primo momento manifesta odio per Mia in modo plateale (e mi ha ricordato Draco); lo Shahiid Solis, che insegna le tecniche di combattimento, la prende subito in antipatia (qui mi ha ricordato l’odio di Piton); il coprifuoco la notte, che Mia e l’amichetta pazzerella Ash ovviamente infrangono per farsi un giretto (Duello di Mezzanotte docet)… e poi vari altri cliché qua e là.

Dramaaaa

La trama ha un incedere molto “sensazionalistico”, ovverosia ci sono molti avvenimenti di impatto, caricati in modo drammatico; tuttavia non sono molto coinvolgenti emotivamente. Ad esempio, durante la prima lezione di combattimento, lo Shahiid Solis di cui sopra stacca di netto il braccio a Mia: l’evento non ha destato in me sorpresa, in quanto il narratore onnisciente ci ha già anticipato all’inizio di quanto Mia sia l’assassina più letale del mondo… quindi un modo per risolvere il problema lo si trova subito. E lo si trova già nella pagina dopo, infatti. Il libro è pieno di situazioni di questo tipo, all’apparenza forti e dure; ho letto che Nevernight non è un libro per tutti, che ci va giù pesante, ma per me è tutta facciata: la ciccia è poca.

Considerazioni sulla trama

Metto sotto spoiler alcune cose che non mi hanno convinto a livello di trama.

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  • Le prove degli Shahiid: Ash riesce a vincere la prova di Aalea trovando un segreto all’ultimo minuto; non ci è dato sapere quale. Allo stesso modo Kristoff non ci spiega come caspita abbia fatto Zitto a rubare la chiave portata al collo da Drusilla: anche qui, questi famigerati assassini si fanno fregare facilmente da dei ragazzini… Inoltre, Mia non poteva rivelare alla Shahiid di essere stata quella che ha perpetrato il massacro di Verobuio? Ma forse è una informazione nota a tutti (tranne ai lettori), non saprei.
  • La scuola mette delle regole (inevitabili chiaramente) ai ragazzi, tuttavia alcune di queste non vengono rispettate (con delle conseguenze). Ora, i docenti non si fanno problemi a mettere gli allievi in situazioni di rischio mortale, e infatti ne muoiono parecchi prima di arrivare alla fine. In due casi ci sono degli omicidi irrisolti e non riescono a scoprire gli assassini. Quando è Carlotta a morire, Mia viene accusata per una serie di ragioni… come fa notare Messer Cortese, nella scuola c’è una contraddizione di fondo: non si può veramente condannare un assassino che è stato così bravo da uccidere un collega senza farsi scoprire! D’altronde sono loro stessi a metterli in competizione in modo così assiduo! I trasgressori vengono puniti, questo sì, ma poiché la Chiesa permette solo a quattro Lame di trionfare, non penso si possano stupire se i ragazzi si ammazzano tra di loro!

Finale sorprendente…?

C’è una cosa del finale che mi ha spiazzato, forse l’unico colpo di scena veramente interessante. Purtroppo, riflettendoci meglio, la cosa diventa più wtf che altro.

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Ash in realtà si rivela una traditrice che, insieme al fratello, vuole vendicarsi sulla Chiesa Rossa in quanto il padre è stato mutilato a causa loro. Una mia amica mi ha fatto riflettere: non è una motivazione un po’ debole? In fondo, se tu accetti la “carriera” di assassino, non sai che andrai incontro a una vita non esattamente facile? La cosa non mi ha convinto molto. Così come non mi ha convinto che i due fratelli riescono a drogare gli assassini più efferati di tutto il mondo a tavola! E sì, mettono fuori gioco Tric che ha un olfatto sviluppato, ma possibile che la Shahiid Ammazzaragni non si accorga di niente? Drusilla? Cassius? Si fanno fregare da dei 16enni? Lo trovo francamente inverosimile…

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Stile

Punto dolente, scusate se mi dilungherò.

Infodump e note

Un bravo autore è capace di distribuire lungo tutto il libro le informazioni essenziali per il lettore; di norma sono abbastanza tollerante con gli infodump, ma in questo caso… sono semplicemente troppi. Kristoff vuole fare il furbetto e inserire le informazioni nelle note, e questa per me è pigrizia e poca voglia di impegnarsi. La narrazione viene costantemente interrotta a causa delle note al 90% poco interessanti. Trattasi infatti di aneddoti e spiegazioni spesso irrilevanti per la trama: è come se Kristoff, nel tratteggiare il suo mondo, si fosse inventato anche la storia del regno, della repubblica, della chiesa, delle guerre e così via. Non trovando spazio nella narrazione, ha dovuto infilare a forza la storia delle bottiglie di vino pregiato, degli artisti di corte che venivano ammazzati per fare salire di prezzo i quadri, dei preti del Collegio Itreyano di Ferro… la modalità è semplice: viene nominato un qualcosa di specifico del mondo, quindi spunta la nota che spiega per filo e per segno la situazione. Ad esempio:

I preti del Collegio Itreyano di Ferro sono iniziati all’ordine dopo il loro secondo verobuio e la loro predisposizione viene misurata nell’Ars Machina. Ai ragazzi non viene insegnato né a leggere né a scrivere. Alla vigilia del loro quinto verobuio, quelli ritenuti degni di servire vengono portati in una stanza luminosissima nel cuore del Collegio. Qui, tra l’odore di catrame che brucia e la bellezza mozzafiato del coro del collegio, recitano i loro voti e poi vengono privati delle loro lingue con un paio di cesoie di ferro incandescenti. I segreti della costruzione e della manutenzione dei guerrieri ambulanti sono quelli conservati più gelosamente di tutta la Repubblica – insegnati facendo, senza parlare – e il clero prende molto sul serio il proprio voto di silenzio. Per quelli di voi dotati di un cuore più tenero, può confortarvi il fatto che i preti non contraggono voti di celibato. Sono liberi di partecipare a tutti i piaceri della carne, anche se la mancanza di lingua può rivelarsi un ostacolo nella ricerca di una moglie. Benché questo, diciamolo, li renda una compagnia eccellente a cena.

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Ci interessa cosa fanno i preti? Non credo. Eppure ce lo deve dire lo stesso. Più persone che hanno letto il libro mi hanno confessato di aver saltato a piè pari le note: personalmente lo ritengo un fallimento per l’autore. Ci tengo a precisare che in un romanzo fantasy è normalissimo dare informazioni sul mondo che viene creato; tuttavia c’è modo e modo, e le informazioni contenute devono quantomeno essere originali e d’impatto. Siamo molto lontani dai mondi creati da Sanderson e Rothfuss, per dire…

Narratore onnisciente

I fatti vengono raccontati da un narratore onnisciente (che sembrerebbe essere un personaggio di nostra conoscenza): un espediente narrativo vecchio e che personalmente non sopporto. Questo narratore si intromette spesso nella storia, rivolgendosi ai lettori e anticipando fatti, tipo che Mia diventerà la migliore assassina della Repubblica… ma non solo. Vi faccio un esempio sotto spoiler di qualcosa rivelata all’inizio.

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“La ragazza espirò l’ennesima nuvoletta grigia, poi schiacciò il sigaretto con il tacco dello stivale. Sputò nel vento. E così, all’improvviso, il giovane Tric si innamorò” Ma… perché diamine ci devi dare questa informazione adesso, a inizio libro? A parte che non vedo la necessità di fare innamorare subito due personaggi appena conosciuti… la mia percezione della storia tra Mia e Tric è già inquinata…

Uso del linguaggio

Molti hanno lamentato un linguaggio troppo cruento e violento, ma a me non ha detto nulla. Non è se metti in bocca a dei ragazzini le parolacce allora il romanzo diventa improvvisamente brutto e kattivo! Inoltre, Kristoff è incredibilmente autocelebrativo: nelle sua parole si nota la sua esaltazione in quanto scrittore… fastidioso è dir poco. Infine: non fa ridere neanche per sbaglio.

Worldbuilding

Dovessi scegliere qualcosa in cui Kristoff riesce meglio è sicuramente l’ambientazione, ma per alcune cose specifiche. Ci sono riferimenti vari al mondo romano, ad esempio i cognomi utilizzati e alcuni termini come legionari e centurioni; una città richiama palesemente Venezia e così via. Kristoff ha creato un sistema di miti, leggende e divinità sicuramente approfondite nelle note, ma poco interessanti. Ciò che risalta di più è la presenza dei 3 soli, la cui conseguenza è la mancanza di notti vere e proprie (con alcune eccezioni), le arti ashkahi e i Tenebris. Alcuni dettagli li ho trovati poco credibili, ad esempio un riferimento al turismo (!), e in generale un modo di inquadrare il mondo come se fosse riferito al nostro, non come se fosse qualcosa a sé stante.

Magia!

La magia è scomparsa dal mondo insieme alla razza ashkahi, tuttavia continua ad esistere nella Chiesa Rossa grazie alla presenza di Adonai e Marielle:

Marielle e Adonai abitano da diverso tempo nella Montagna Silente. In cambio dei servizi resi, noi offriamo loro asilo in un mondo che non è del tutto ospitale verso coloro che detengono il titolo di stregoni.» «Pensavo che le arti degli Ashkahi fossero morte con la loro razza.» «La razza degli Ashkahi è morta e scomparsa, vero.» Drusilla scrollò le spalle. «Ma la morte non conosce avidità. La Madre tiene solo ciò che le serve. E le arti ashkahi continuano a vivere in coloro che sono tanto coraggiosi da accettare le sofferenze che comportano.» «Ho visto Naev eseguire una stregoneria del sangue nel deserto» disse Mia. «La fiala, la scrittura. È così che ha chiamato aiuto? Gliel’ha insegnato Adonai?» «Adonai non insegna nulla. Il sangue nella fiala era suo. Lui lo manipola da lontano. Il suo sangue, e coloro di cui lui possiede il sangue. Tale è il dono di un oratore. E la sua maledizione.» «E sua sorella?» «Una tessitrice di carne. Può crearne una bellezza impareggiabile o una repellenza sconfinata.» «Ma se Marielle può plasmare la carne secondo la sua volontà, perché la sua è così…» «Il dominio delle arti ashkahi richiede un prezzo. I tessitori usano la carne come un vasaio usa la creta. Ma ogni volta che utilizzano quell’arte, la loro carne diventa sempre più orrenda.» Drusilla scosse la testa. «Bisogna riconoscerlo agli Ashkahi. Non riesco a pensare a nessuna tortura più raffinata di avere un potere assoluto su tutto, tranne te stesso.» «E Adonai?» «Gli oratori del sangue hanno sete di ciò per cui hanno un’affinità. Non conoscono altro nutrimento tranne ciò che si può trovare nelle vene di qualcun altro.»

Ho apprezzato che la magia ha un prezzo concreto e tangibile, e una cosa simile si ritrova nei poteri di Mia.

Tenebris

Mia ha un compagno suoi generis che non l’abbandona mai: un non-gatto, umbragatto, il gatto fatto di ombre… da lei chiamato Messer Cortese. I due si sono conosciuti quando lei aveva dieci anni all’incirca. Messer Cortese ha un’abilità unica: si nutre letteralmente di paura. Ed incubi. Incubi che non sono più mancati da quando ha visto il padre morire. Messer Cortese è una presenza costante nella vita di Mia, da consigli, è molto intelligente e non è semplicemente un sanguisuga. Una delle poche cose che mi incuriosisce è come si evolverà il loro rapporto in seguito e che informazioni scoprirà Mia nei tenebris, che sembra essere un argomento chiave del prossimo libro.

Mia fanart by Phantom Rin - Psicologorroico

Personaggi

Altra nota dolente sono i personaggi. Nessuno dei personaggi principali mi ha colpito particolarmente, spesso parlano tutti con la stessa voce, senza distinzione. Un esempio che mi è rimasto impresso, riguarda Drusilla e Cassius che in due momenti differenti dicono le stesse cose:

«Sapete cosa sono?» «Mercurio mi ha parlato dei tuoi talenti. Solis mi ha raccontato della tua piccola esibizione dell’Aula di Canti. So che sei marchiata dalla Notte in persona, anche se non conosco il perché.»
«Marchiata dalla Notte» disse Mia. «Mercurio diceva la stessa cosa.»
«Non credere nemmeno per un momento che questo ti procurerà un favoritismo qui. Puoi essere marchiata dalla Notte, ma non ti sei ancora guadagnata il tuo posto.

***

«Siete il primo tenebris che abbia mai incontrato» disse infine lei. «Con cui abbia mai parlato.» «Forse l’ultimo» replicò Cassius. «Ti mancano molte illuminotti all’iniziazione. E se pensi che la nostra affinità ti procurerà privilegi nelle sale della Madre, sei decisamente in errore.»

La povera Mia voleva solo avere delle informazioni su di sé, e i due non fanno che ripetere la stessa pappardella senza senso.

Gli unici personaggi con una voce differente e che mostrano una parvenza di personalità sono Adonai, Marielle e Aelius. Sono tutti personaggi particolari, presumibilmente già morti, che si pongono in maniera differente dagli altri: hanno una voce specifica e distinta (ad esempio Adonai utilizza un registro elevato nelle conversazioni). Le conversazioni con Aelius sono gli unici dialoghi che mi sono veramente piaciuti.

Era in piedi accanto a un piccolo carrello di legno carico di libri con scritto sopra RESI.
«È saggio?» disse Mia.
«Cosa?» replicò l’uomo sorpreso.
«Questa è una biblioteca. Non si può fumare in una dannata biblioteca.»
«Oh, merda…» Il vecchio prese il sigaretto, lo osservò brevemente con aria meditabonda, poi se lo rimise in bocca.
«E se i libri prendessero fuoco?» chiese Mia.
«Oh, meeeeerda» esclamò il vecchio, esalando una nuvola che le fece pizzicare la lingua.
«Be’… posso averne uno, allora?»
«Uno di cosa?»
«Un sigaretto.»
«Sei scema?» L’uomo la scrutò attraverso quegli occhiali enormi. «Non puoi fumare in una dannata libreria. E se i libri prendessero fuoco?» Mia agganciò i pollici alla cintura e inclinò la testa.
«Oh, meeeeerda?» Il vecchio si tolse il sigaretto dall’orecchio, lo accese col proprio e lo offrì alla ragazza. Mia sorrise e prese una boccata della paglia dal retrogusto di fragola, leccandosi le labbra e apprezzando la carta zuccherata. Naev gesticolò verso il vecchio.
«Naev presenta il Cronista Aelius, custode dell’Ateneo.»
«Tutto bene?» chiese il vecchio.
«Tutto bene» annuì Mia.
«Splendido.» Naev tossì in mezzo a quella coltre sempre più densa.

Mia è una protagonista incredibilmente Mary Sue: l’ho trovata irritante per gran parte della lettura. Sugli altri personaggi penso ci sia ben poco da dire.

Conclusioni

Nevernight, mai dimenticare è una cocente delusione a mio avviso. La storia non è niente di che, lo stile è tremendo, l’ambientazione ha qualche guizzo ma niente di veramente wow, i personaggi sono dimenticabili. Probabilmente il suo successo è dovuto a una protagonista super cazzuta alla Arya Stark, oppure a uno stile per metà fantasy e per metà young adult. Non sono sicuro di voler continuare – lo farei giusto per portare a termine la trilogia – ma mi dicono che il secondo libro è persino peggiore del primo.

Dawson Leery - Applause - Psicologorroico

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