Recensione – L’impeccabile di Keigo Higashino

«Quindi… se si scopre che la soluzione non è “immaginaria”, come dice lei, alla fine avremo una possibilità di risolvere il mistero.»
«Può darsi» mormorò Yukawa in modo evasivo, spingendosi gli occhiali sul naso con un dito.
«Non crede?»
«Anche se non è immaginaria,» disse il fisico con un bagliore negli occhi «non riuscirà lo stesso a risolvere il caso. E nemmeno io. È il crimine perfetto.»

Scheda del libro

Titolo L’impeccabile
Autore Keigo Higashino
Data 2008
Pubblicazione italiana 2013
Editore Giunti
Traduttore Silvia Rota Sperti
Titolo originale 聖女の救済 [Seijo no kyūsai]
Pagine 336
Reperibilità Reperibile online e in libreria

L’impeccabile di Keigo Higashino è un romanzo che rientra nel genere giallo/mystery, sebbene con alcune caratteristiche atipiche. Conoscevo già l’autore, avendo letto Il sospettato X, un libro che mi è piaciuto parecchio! Ho parlato di caratteristiche atipiche in quanto fin dalle prime pagine de L’impeccabile sappiamo chi è l’assassino:

Ayane lanciò un’occhiata al cassettone e pensò alla polvere bianca nascosta dentro una busta di plastica nel cassetto in fondo a destra. Mi sa che la userò presto, pensò, mentre l’ultimo barlume di speranza sprofondava nel buio del suo cuore. Uscendo, guardò la schiena del marito: Ti amo più di ogni altra cosa al mondo. Per questo le tue parole mi hanno pugnalata al cuore, pensò. E per questo dovrai morire anche tu.

Ayane e Yoshitaka Mashiba sono sposati da un anno: all’apparenza una coppia gradevole e ben assestata, i due in realtà hanno parecchi scheletri nell’armadio. Infatti, si sono messi d’accordo sulla natura del loro matrimonio: Yoshitaka è ossessionato dall’avere figli, ed è l’unico motivo che lo spinge a sposarsi (per quanto dica di amare Ayane). Qualora la donna non dovesse rimanere incinta, i due avrebbero divorziato. L’impeccabile inizia proprio con una scena di dialogo tra i due, durante la quale Yoshitaka annuncia la fine del loro rapporto. Ayane parte per andare a trovare i genitori a Sapporo, e il giorno dopo il marito viene trovato morto in casa, avvelenato. L’unica iniziale indiziata è Hiromi Wakayama, l’assistente della signora Mashiba, che si è recata a casa dell’uomo il giorno della sua morte (più precisamente, ha dormito là). La polizia la interroga ma lei si dichiara innocente: il lettore sa che è innocente (ci sono dei capitoli dal suo punto di vista che rendono palese la cosa), così come sa che le intenzioni di Ayane erano di uccidere il marito. Il punto è: come ha fatto a ucciderlo, non essendo fisicamente presente a Tokyo? Il romanzo ruota attorno a questo mistero, che vede la collaborazione di un fisico, Yukawa, amico del detective Kusanagi, e della giovane Utsumi. Ci sono due aspetti principali del romanzo che vorrei discutere liberamente, per cui se non avete letto il libro saltate i prossimi due paragrafi perché contengono spoiler.

Il mistero

Come accennavo sopra, il mistero riguarda il come, non il chi. Conosciamo fin da subito persino il movente, per cui alla fine non c’è nessun colpo di scena (non che sia indispensabile). Tuttavia, sia Ayane sia Yoshitaka sono due personaggi interessanti da considerare dal punto di vista psicologico, ed è forse questa la componente più apprezzabile de L’impeccabile. Ayane decide un anno prima di progettare e mettere a punto l’omicidio del marito avvelenando il filtro dell’acqua presente in cucina. Questo perché? Ebbene, lei si dichiara innamorata del marito, e vuole metterlo alla prova: sa di non poter avere figli, e spera che Yoshitaka, una volta scoperto, rimanga sposato con lei. Probabilmente non lo farà, e così lei mette a punto questa trappola dell’acqua. Per un anno, fa in modo che il marito non entri in cucina o non usi il rubinetto, impara lei a cucinare e fa sempre scorta di bottiglie d’acqua. In tal modo, quell’unica volta che lei parte, il marito, non trovando acqua nel frigo, è costretto a usare l’acqua del rubinetto (il cui filtro è avvelenato) per fare il caffè. Un omicidio molto improbabile: è il prof. Yukawa ad immaginarlo, considerando la difficile realizzazione dello stesso. Alla fine è un barattolo con dei buchi sul fondo, utilizzato per innaffiare i fiori, a incastrare Ayane: il suo primo pensiero, tornata da Sapporo, è stato quello di sbarazzarsi del veleno residuo rimasto nel filtro; il detective Kunasagi ha conservato l’oggetto nella sua scrivania (chissà, forse perché era davvero infatuato della donna come sostiene Utsumi).

Indagini sul passato

Correlato al mistero, ma sostanzialmente poco importante, è il passato di Yoshitaka: questi aveva frequentato una donna, Junko Tsukui, che poi si è suicidata dopo che la loro relazione è finita (sempre per il motivo dei figli). Altra cosa improbabile: Ayane e Junko erano amiche! Si sono conosciute in Inghilterra e poi sono rimaste in contatto. Buona parte dell’investigazione riguarda il risalire alle donne frequentate da Yoshitaka e a scoprire di più su questa donna che si è suicidata, che invia il veleno via posta ad Ayane, come una sorta di avvertimento.

Yoshitaka aveva lasciato Junko, ma Junko non era riuscita a dimenticare. Poi, quando si era incontrata con Ayane, aveva visto il ciondolo sul cellulare dell’amica e aveva capito cosa stava accadendo. Così si era uccisa, ma non prima di mandare un messaggio ad Ayane. L’arsenico. Finalmente Ayane aveva capito. Junko non le aveva mandato il veleno per dirle che l’odiava per averle rubato Yoshitaka. Il veleno era un avvertimento: Un giorno ne avrai bisogno anche tu. Junko era stata l’unica persona con cui Ayane fosse mai riuscita ad aprirsi, l’unica a cui aveva potuto confidare le proprie paure e i propri sogni. Junko era l’unica persona a cui aveva parlato del difetto congenito che la rendeva sterile.

Tutta questa parte su Junko è giusto un approfondimento del passato dei protagonisti, ma non aggiunge molto alla storia. Anzi, si può fare una riflessione sulle personalità di questi protagonisti: per quanto Yoshitaka avesse questo proposito moralmente discutibile di utilizzare le donne come incubatrici, quantomeno dichiarava il suo intento fin da subito. Ayane, invece, mente consapevolmente all’uomo, in quanto sapeva benissimo di essere sterile ma non lo dice, sperando che lui possa cambiare idea in futuro (e uccidendolo quando si rende conto che no, non ha cambiato idea). Tutta questa dimensione sembra lontanissima dalla mentalità occidentale: un uomo che sceglie le donne solo per la possibilità di generare figli, una donna che consapevole di queste premesse, accetta l’accordo e pianifica a mente fredda l’omicidio del marito.

Conclusione

L’impeccabile si legge tutto d’un fiato: ci ho impiegato due giorni per terminarlo. Sicuramente suscita interesse e stimola la lettura, ma personalmente non lo ritengo all’altezza de Il sospettato X: Keigo Higashino gioca fin da subito a carte scoperte, rivelando fin da subito l’assassino e il movente e chiudendo le possibili altre piste. Ad esempio, viene ventilata l’ipotesi di Ayane e Hiromi complici della morte di Yoshitaka, ma questo sospetto viene fin da subito fugato. Ho letto recensioni entusiastiche su questo libro: sinceramente non mi è dispiaciuto leggerlo, ma forse mi aspettavo di più.

Goodbye gif - Psicologorroico

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