Rilettura Harry Potter e la Pietra Filosofale – Capitolo 1

Sarà la quarantena, sarà la nostalgia verso il mondo magico, ma ho deciso di rileggere da capo tutta la saga di Harry Potter. In inglese. Che dire, è bastato davvero poco. Appena iniziato, mi sono appassionato come la prima volta! E da qui l’idea folle, impegnativa ed eccitante allo stesso tempo: e se facessi un articolo per ogni capitolo, come fanno alcuni siti americani dedicati al fantasy? Ho visto qualcosa del genere anche a cura di alcuni blogger italiani. Non posso promettere di arrivare fino in fondo con gli articoli, però intanto ci provo! Iniziamo ovviamente con La Pietra Filosofale, e vediamo come va. Buona lettura!

Il bambino che è sopravvissuto

Il primo capitolo de La Pietra Filosofale – Il bambino che è sopravvissuto – è stata la mia introduzione al mondo di Harry Potter. E in questo capitolo sono presenti moltissime informazioni, gettate lì quasi per caso, che molto spesso ad una prima lettura non vengono riconosciute. Un po’ come quando leggiamo il prologo di un libro che contiene alcuni avvenimenti non immediatamente comprensibili.  Procederò citando porzioni di testo e commentando di volta in volta.

Il signore e la signora Dursley, di Privet Drive numero 4, erano orgogliosi di affermare di essere perfettamente normali, e grazie tante. Erano le ultime persone al mondo da cui aspettarsi cose strane o misteriose, perché sciocchezze del genere proprio non le approvavano.

Mr Dursley e Mrs Dursley - Psicologorroico

Ecco l’introduzione ormai iconica di Harry Potter e la Pietra Filosofale. La Rowling ci introduce al mondo dei Dursley, una famiglia che può vantare di essere assolutamente normale, senza problemi o misteri di sorta.

Possedevano tutto quel che si poteva desiderare, ma avevano anche un segreto, e il loro più grande timore era che qualcuno potesse scoprirlo. Non credevano di poter sopportare che qualcuno venisse a sapere dei Potter. La signora Potter era la sorella della signora Dursley, ma non si vedevano da anni. Anzi, la signora Dursley faceva addirittura finta di non avere sorelle, perché la signora Potter e quel buono a nulla del marito non avrebbero potuto essere più diversi da loro di così. I Dursley rabbrividivano al solo pensiero di quel che avrebbero detto i vicini se i Potter si fossero fatti vedere nei paraggi.

I Dursley, per quanto siano orgogliosi della loro “normalità”, possiedono un segreto: la sorella di Petunia Dursley, Lily, è una persona poco raccomandabile, ma ancora non è ben chiaro il perché. Da notare che in tutto il capitolo non viene mai menzionata la parola “mago” o “strega”: la Rowling, pur mostrandoci dei maghi in azione, non ci rivela subito il mistero dietro queste situazioni.

In questo primo capitolo ci viene mostrata una normale giornata lavorativa del signor Dursley, che però viene intaccata da alcune circostanze un po’ bizzarre: un gatto che legge una cartina, individui vestiti in modo eclettico, telegiornali che parlano di gufi che si fanno vedere in pieno giorno. Come se non bastasse, per strada sente proprio fare il nome dei Potter e del loro figlio Harry: a questo punto, il signor Dursley è troppo agitato e nervoso; arrivato a casa, dopo aver guardato il telegiornale, finalmente accenna alla moglie dell’accaduto. Ma la signora Dursley non ha molta voglia di parlarne e la discussione termina presto. A questo punto la telecamera si sposta sulla strada, dove c’è il gatto soriano immobile su un muretto.

Un uomo apparve all’angolo della strada che il gatto stava tenendo d’occhio; ma apparve così all’improvviso e silenziosamente che si sarebbe detto fosse spuntato direttamente dal terreno. La coda del gatto ebbe un guizzo e gli occhi divennero due fessure.

Silente con lo spegnino - Psicologorroico

Ecco Silente che compare a Privet Drive: è la prima magia a cui assistiamo, la Materializzazione, che però non viene ancora nominata in questo libro. La Rowling ci descrive il vecchio mago come un uomo alto con barba e capelli grigi, occhiali a mezzaluna e un naso rotto più volte: un’immagine immediatamente riconoscibile. Silente rovista all’interno del mantello qualcosa:

Sembrava un accendino d’argento. Aprì il cappuccio, lo sollevò in aria e lo fece scattare. Il lampione più vicino si fulminò con un piccolo schiocco. L’uomo lo fece scattare di nuovo, e questa volta si fulminò il lampione appresso.

Ecco qui un oggetto magico importante: uno spegnino, chiamato nei libri successivi anche Deluminatore, che avrà un ruolo importante per Ron nell’ultimo libro della saga. Un altro oggetto, un orologio d’oro con 12 lancette e dei pianeti sul quadrante, fa un apparizione verso la fine del capitolo.

Silente ripose nuovamente il suo spegnino nella tasca del mantello e si incamminò verso il numero 4 di Privet Drive, dove si mise a sedere sul muretto, accanto al gatto. Non lo guardò, ma dopo un attimo gli rivolse la parola.
«Che combinazione! Anche lei qui, professoressa McGonagall?»
Si voltò con un sorriso verso il soriano, ma questo era scomparso. Al suo posto, davanti a lui, c’era una donna dall’aspetto piuttosto severo, che portava un paio di occhiali squadrati di forma identica ai segni che il gatto aveva intorno agli occhi.

Il gatto in realtà è una persona, la professoressa McGonagall: siamo al cospetto di un Animagus, ossia una persona capace di trasformarsi in animale. Questo aspetto della magia sarà approfondito dal terzo libro in poi: per il momento ci limitiamo a prendere atto della trasformazione.

McGonagall as a cat - Psicologorroico

La conversazione tra Silente e la prof è preziosissima: abbiamo informazioni sul mondo magico di prima mano, una conversazione privata tra adulti come non ne vedremo per molto tempo (e tutto, ad Hogwarts, sarà filtrato dal punto di vista dei ragazzi).

«Eh già, stanno proprio tutti festeggiando» disse con tono impaziente. «Ci si sarebbe potuti aspettare che fossero un po’ più prudenti, macché… anche i Babbani hanno notato che sta succedendo qualcosa. Lo hanno detto ai loro telegiornali». E così dicendo si voltò verso la finestra buia del soggiorno dei Dursley. «L’ho sentito personalmente. Stormi di gufi… stelle cadenti… Be’, non sono mica del tutto stupidi. Prima o poi dovevano notare qualcosa. Stelle cadenti nel Kent… Ci scommetto che è stato Dedalus Diggle. È sempre stato un po’ svitato».
«Non gli si può dar torto» disse Silente con dolcezza. «Per undici anni abbiamo avuto ben poco da festeggiare».

Prima un uomo strampalato definisce il signor Dursley “babbano”, adesso questa parola viene ricalcata dalla professoressa McGonagall: appare più chiara la differenza tra i maghi e i non-maghi, sebbene, come accennavo prima, la parola mago non viene mai nominata. Silente ci dice che per undici anni non si è festeggiato: un riferimento al regno di terrore di Voldemort.

«Lo so, lo so» disse la professoressa McGonagall in tono irritato. «Ma non è una buona ragione per perdere la testa. Stanno commettendo una vera imprudenza a girare per la strada in pieno giorno, senza neanche vestirsi da Babbani, scambiandosi indiscrezioni».
A quel punto, lanciò a Silente un’occhiata obliqua e penetrante, sperando che lui dicesse qualcosa; ma non fu così. Allora continuò: «Sarebbe un bel guaio se, proprio il giorno in cui sembra che Lei-Sa-Chi sia finalmente scomparso, i Babbani dovessero venire a sapere di noi. Ma siamo proprio sicuri che se ne sia andato, Silente?»

Altro indizio sul mondo magico: maghi che girano di giorno per le strade dei Babbani vestendosi con tuniche e mantelli. La prof ci fa capire che i maghi evidentemente vivono di nascosto rispetto alla popolazione dei non maghi. Inoltre, la McGonagall fa una domanda molto eloquente… che sia un riferimento agli horcrux? Voldemort è davvero morto? Silente cambia prontamente discorso: lui sa degli horcrux, Lumacorno pure, e la McGonagall è una strega abbastanza navigata… potrebbe avere intuito qualcosa.

«Come dicevo, anche se Lei-Sa-Chi se ne è veramente andato…»
«Mia cara professoressa, una persona di buonsenso come lei potrebbe decidersi a chiamarlo anche per nome! Tutte queste allusioni a ‘Lei-Sa-Chi’ sono una vera stupidaggine… Sono undici anni che cerco di convincere la gente a chiamarlo col suo vero nome: Voldemort». La professoressa McGonagall trasalì, ma Silente, che era impegnato a separare due caramelle che si erano incollate, sembrò non farvi caso. «Crea tanta di quella confusione continuare a dire ‘Lei-Sa-Chi’. Non ho mai capito per quale ragione si debba avere tanta paura di pronunciare il nome di Voldemort».

Il nome di Voldemort è Tabù, nessuno nella comunità magica lo pronuncia, ricorrendo a nomi alternativi come “Lei-Sa-Chi” o “Signore Oscuro”. Qui Silente sembra molto leggero sulla questione, addirittura suggerisce alle persone di chiamarlo col vero nome: è una sfida alla sciocca superstizione, oppure un’imprudenza? Nel settimo libro, si scopre che chiunque pronunci il nome Voldemort è immediatamente rintracciabile, ed è così che scoprivano i maghi dell’Ordine della Fenice. Non sappiamo effettivamente cosa succedeva durante il regno del terrore di Voldemort; tuttavia, se il nome fosse stato davvero Tabù, la superstizione sarebbe stata decisamente giustificata. Probabilmente questa è una di quelle piccole cose su cui avremo sempre qualche dubbio: magari alla Rowling è venuta in mente la questione del Tabù solo in un secondo momento; oppure il nome di Voldemort non era Tabù durante la prima ascesa del Signore Oscuro. Non è da escludere, inoltre, che Silente scherzasse con la McGonagall: non sempre le sue risposte sono attendibili o profonde.

«Quel che vanno dicendo» incalzò lei, «è che la notte scorsa Voldemort è spuntato fuori a Godric’s Hollow. È andato a trovare i Potter. Corre voce che Lily e James Potter siano… siano… insomma, siano morti».
Silente annuì silenziosamente. La professoressa McGonagall ebbe un sussulto.
«Lily e James… Non posso crederci… Non volevo crederci… Oh, Albus…»
Silente allungò la mano e le diede un colpetto sulla spalla. «Lo so… lo so…» disse gravemente.

La conversazione continua e la professoressa incalza: vuole sapere cos’è successo, e le voci parlano di Voldemort che ha ucciso Lily e James, i genitori di Harry, che entrambi conoscono bene.

La McGonagall proseguì con voce tremante: «E non è tutto. Dicono che ha anche cercato di uccidere il figlio dei Potter, Harry. Ma che… non c’è riuscito. Quel piccino, non è riuscito a ucciderlo. Nessuno sa né come né perché, ma dicono che quando Voldemort non ce l’ha fatta a uccidere Harry Potter, in qualche modo il suo potere è venuto meno… ed è per questo che se n’è andato».
Silente annuì triste.
«È… è vero?» balbettò la professoressa McGonagall. «Dopo tutto quel che ha fatto… dopo tutti quelli che ha ammazzato… non è riuscito a uccidere un bambino indifeso? È strabiliante… di tutte le cose che avrebbero potuto fermarlo… Ma in nome del cielo, come ha fatto Harry a sopravvivere?»
«Possiamo solo fare congetture» disse Silente. «Forse non lo sapremo mai».

Altro scambio di battute cruciale: un bambino indifeso respinge una delle magie più conosciute e pericolose del mondo magico, l’Avada Kedavra. A quanto pare nessuno è mai sopravvissuto, eccetto Harry. Neanche in questo caso Silente si sbilancia più di tanto sulle possibili spiegazioni, lasciando in sospeso la domanda della McGonagall.

Subito dopo Silente spiega alla professoressa perché vuole lasciare il piccolo Harry agli zii babbani: una spiegazione logica apparentemente, ma noi sappiamo che c’è molto altro dietro, che ha a che fare con la protezione del sacrificio di Lily. Hagrid sta portando Harry a Privet Drive, sebbene sia in ritardo.

«E a lei pare… saggio… affidare a Hagrid un compito tanto importante?»
«Affiderei a Hagrid la mia stessa vita» disse Silente.

Un’altra frase molto interessante: Silente ha molta fiducia in Hagrid, al punto da affidargli compiti molto delicati, come recuperare il piccolo Harry dalle rovine di casa sua. La McGonagall ha qualche perplessità in merito e lo definisce “sventato”.

Hagrid arriva in sella ad una motocicletta, presa in prestito da Sirius Black (un personaggio soltanto nominato ma che in realtà ha un ruolo fondamentale per la saga), portando con sé il piccolo Harry addormentato. Hagrid viene descritto come un uomo imponente, muscoloso e selvaggio, che parla con un accetto particolare (in italiano si è scelto di tradurlo “sgrammaticato”).

Hagrid con la motocicletta - Psicologorroico

Dopo aver commentato la cicatrice sulla fronte, Silente depone il fagottino sul gradino di casa dei Dursley: i tre osservano il piccolo Harry per un minuto prima di congedarsi.

«Buona fortuna, Harry» mormorò. Poi girò sui tacchi e, con un fruscio del mantello, sparì.
Una lieve brezza scompigliava le siepi ben potate di Privet Drive, che riposava, ordinata e silenziosa, sotto il cielo nero come l’inchiostro. L’ultimo posto dove ci si sarebbe aspettati di veder accadere cose stupefacenti. Sotto le sue coperte, Harry Potter si girò dall’altra parte senza svegliarsi. Una manina si richiuse sulla lettera che aveva accanto e lui continuò a dormire, senza sapere che era speciale, senza sapere che era famoso, senza sapere che di lì a qualche ora sarebbe stato svegliato dall’urlo della signora Dursley che apriva la porta di casa per mettere fuori le bottiglie del latte, né che le settimane successive le avrebbe trascorse a farsi riempire di spintoni e pizzicotti dal cugino Dudley… Non poteva sapere che, in quello stesso istante, da un capo all’altro del Paese, c’erano persone che si riunivano in segreto e levavano i calici per brindare «a Harry Potter, il bambino che è sopravvissuto».

Silente e McGranitt con Harry piccolo - Psicologorroico

Anche la parte finale di questo capitolo, così come l’inizio, merita di essere quotata. Mentre nel mondo magico le persone festeggiano e celebrano la caduta di Voldemort, il bimbo che l’ha provocata viene lasciato a casa degli zii, dove lo aspettano dieci anni di tormenti e indifferenza.

Il primo capitolo ci regala fin da subito molte emozioni: letto la prima volta, non abbiamo idea delle implicazioni di certi discorsi, di certe affermazioni; letto “col senno di poi”, ci rendiamo conto di tanti piccoli dettagli e indizi che la Rowling ha disseminato in giro. Come biglietto da visita per la Pietra Filosofale direi che è ottimo: gli elementi magici e gli elementi non-magici si fondono alla perfezione. Spero che questa rilettura “condivisa” vi sia piaciuta! Per andare al secondo capitolo, clicca qui.

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2 risposte a “Rilettura Harry Potter e la Pietra Filosofale – Capitolo 1”

  1. Nilo dice:

    Rileggere fa sempre bene soprattutto a distanza di tempo. Nel caso di Harry Potter rileggerlo in inglese significa leggere un nuovo libro. Sinceramente non ricordavo affatto tutto ciò che riguardava il nome di Voldemort, la superstizione o il tabù. Forse preso più dal film o dalla traduzione italiana del libro, ricordavo fosse solo una superstizione e non avesse un reale riscontro poi con l’individuazione della persona che avese pronunciato quel nome o semplicemente è stato un errore successivo della Rowling non perpetrarlo in akrri capitoli della saga fino a farlo perdere del tutto fra le pagine dei libri. Anche a questo servono le riletture, ancora di più se fatte in lingua originale.

  2. Questo tuffo nel passato è apprezzabilissimo. Sarà dura questa impresa, capitolo per capitolo, ma rileggere questo post mi ha ricaricata della voglia di rileggere tutti i libri della saga, forse sporcati, a volte deturpati, dai film. Ho iniziato a leggerlo più tardi rispetto al boom, perché al mio solito non volevo far parte della massa, ma all’uscita del terzo, o del quarto forse, sono riuscita a recuperare i precedenti e a godermi le uscite dei libri più maturi della saga. Il primo capitolo della storia è sempre un po’ come rileggere la lettera d’amore della relazione più bella della vita. Interessante l’analisi fatta, interessante vedere che forse già con questo primo capitolo l’autrice sapeva già come sarebbe andata tutta la storia.

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