Seicho Matsumoto è stato un importante giallista giapponese, di recente pubblicato in Italia da Adelphi (tre romanzi sono stati pubblicati nella collana Il giallo Mondadori, ma non sono facilmente reperibili). La ragazza del Kyushu è il suo primo romanzo che leggo, e devo ammetterlo: non mi ha entusiasmato più di tanto. Trattandosi di un giallo, non mi dilungherò con questa recensione: in una prima parte discuterò della trama in modo generico, in seguito entrerò nel dettaglio, rivolgendomi a chi ha già letto il libro.
Scheda del libro
Titolo | La ragazza del Kyushu |
Autore | Seichō Matsumoto |
Data | 1961 |
Pubblicazione italiana | 2019 |
Editore | Adelphi |
Traduttore | Gala Maria Follaco |
Titolo originale | 霧の旗 |
Pagine | 210 |
Reperibilità | Reperibile online e in libreria |
Trama
La storia si può suddividere in due tranche, due momenti ben diversi con due “omicidi” differenti. Kiriko è una giovane di vent’anni che si reca a Tokyo per ingaggiare uno dei più abili e famosi avvocati del Giappone, Ōtsuka. Il motivo è presto detto: il fratello è stato accusato ingiustamente dell’omicidio di una anziana usuraia, ed è necessario un avvocato di punta per poterlo salvare. Ōtsuka, però, si ritrova a rifiutare: Kiriko non ha grandi disponibilità economiche, e lui ha la testa da un’altra parte, precisamente rivolta alla sua amante Michiko. In passato si è fatto carico di incarichi pro bono, ma in questo caso, essendo distratto da altro, manda via la ragazza in modo frettoloso. Kiriko non si da per vinta, ma non riesce in alcun modo a convincerlo; alla fine il fratello muore in cella per malattia. Kiriko manda una cartolina all’avvocato per informarlo:
«Avvocato Ōtsuka, nel processo di primo grado mio fratello è stato condannato alla pena di morte. Siamo ricorsi in appello, ma nel frattempo, mentre si trovava in carcere, il 21 novembre è morto in cella. L’avvocato d’ufficio non si è opposto all’accusa di colpevolezza, ma si è limitato a chiedere di prendere in considerazione le attenuanti. Mio fratello è morto nel disonore, come un comune ladro e un assassino».
L’avvocato rimane profondamente colpito da questa missiva, per non dire ossessionato: inizia a documentarsi sull’omicidio della strozzina in cerca di indizi, pur sapendo che ormai il maestro è morto. Noi scopriamo di più grazie agli atti che Ōtsuka si fa mandare dal Kyushu, mentre Abe, un giornalista che si interessa alla vicenda dopo aver origliato una telefonata di Kiriko, legge gli articoli dei giornali relativi all’omicidio. A questo punto, Kiriko pianifica la sua vendetta.
***
Da qui in poi avviso che parlerò liberamente degli sviluppi della trama: se non volete rovinarvi la sorpresa, non andate oltre.
Problema #1
Una cosa che non mi ha convinto per nulla è il movente attribuito a Masao: siccome non poteva più pagare il prestito allora uccide l’usuraia, rubando la cambiale che dimostrava di aver ottenuto il prestito. Questa cosa avrebbe senso se nessuno sapesse del prestito, ma l’usuraia era solita appostarsi per assillare Masao sulla restituzione dei soldi, umiliandolo pubblicamente. Come dimostra questa testimonianza di un collega del maestro:
Estratto della testimonianza del signor B., maestro elementare: Sapevo che la signora Watanabe stava dando il tormento a Yanagida per via del prestito. Si appostava lungo la strada che faceva per andare a scuola e lo apostrofava in malo modo. Io stesso gliel’ho visto fare almeno tre o quattro volte. Quando succedeva, Yanagida arrivava al lavoro tutto pallido e abbattuto…
Essendo la vicenda di dominio pubblico, ragionando in modo razionale non vedo in che modo assassinare l’usuraia avrebbe risolto il problema: chiunque sarebbe stato in grado di fare 2 + 2! La questione economica, che viene invece sottolineata giustamente dall’avvocato, non viene presa in considerazione dalla polizia: un’usuraia possiede molti soldi, e neanche il figlio sa con esattezza l’ammontare dei suoi averi. Ma anche stesso, se una persona va a rubare, quantomeno memorizza orari e abitudini della persona, e cerca di evitare un omicidio! Quindi era premeditato o no? C’entrano i soldi o no? La cosa rimane insoluta, sebbene i sospetti ricadano su tale Yamagami.
Problema #2
L’altro elemento che mi ha lasciato perplesso è la cosiddetta vendetta di Kiriko, che si trasferisce a Tokyo per lavorare come intrattenitrice nei locali. Una sua collega le chiede di seguire il fidanzato, Sugiura Kenji, che lavora come capo cameriere nel ristorante di Michiko, ossia l’amante dell’avvocato Ōtsuka. In quella circostanza vede Kenji entrare in una casa, seguito dopo un po’ da Michiko. Quando Kiriko si avvicina, Michiko esce di casa perché ha scoperto il cadavere di Kenji, e chiede alla ragazza di testimoniare a suo favore. Quali erano le possibilità che si ritrovasse in una situazione del genere? Non c’è nessun piano, nessuna premeditazione, tutto avviene casualmente! Kiriko recupera un accendino dalla scena del crimine, collocando un guanto di Michiko accanto al cadavere. Michiko viene accusata di omicidio (lei e Kenji erano a loro volta amanti), e l’avvocato contatta Kiriko affinché dica la verità (lei infatti ha negato di essere presente al momento del delitto). Kiriko inventa su due piedi un alibi e tutto magicamente va per il verso giusto. Ho pensato anche che si fosse messa d’accordo con l’assassino, che pare essere Yamagami, ma un’osservazione di Kiriko mi fa pensare che fosse tutto veramente un caso. La giovane venuta dal Kyushu infine tende una trappola all’avvocato, attirandolo a casa sua con la scusa di restituirgli l’accendino: lo seduce e i due hanno un rapporto sessuale. In seguito Kiriko accusa l’avvocato di stupro e di averla costretta a testimoniare il falso: Ōtsuka è costretto a rinunciare alla professione, mentre Michiko è condannata all’ergastolo. È evidente l’intento dell’autore di fornire una macabra simmetria tra gli eventi: poiché il fratello è morto ingiustamente, Kiriko ritiene opportuno che un altro innocente abbia la stessa condanna, in questo caso Michiko. La vendetta verso l’avvocato è doppia, se non tripla: la moglie se ne va di casa, l’amante è in prigione e lui non più lavorare. Kiriko ritiene fermamente che la colpa della morte di Masao ricada in Ōtsuka, troppo avido, troppo attaccato ai soldi per potersi occupare dei poveri. Sicuramente questa conclusione offre spunti di riflessione, tuttavia essendo un giallo di base molti elementi tipici di questo genere mi hanno fatto storcere il naso: la costruzione degli omicidi in sé l’ho trovata piena di buchi logici.
Un ultimo appunto sullo stile. Essendo un romanzo vecchiotto, si avverte uno stile poco efficace, che fa affidamento su un narratore onnisciente. Alcuni particolari citati, poi, non c’entravano nulla con la trama e li ho trovati superflui. Ma questi elementi di stile alla fine non risultano pesanti o invalidanti; è la trama che mi ha convinto poco.
Conclusione
Probabilmente il mio elemento di interesse riguarda la scoperta di un vecchio autore molto apprezzato in Giappone; quindi la lettura ha avuto valore non tanto per il contenuto, quanto perché rispecchia un modo di scrivere di un certo periodo storico. La ragazza del Kyushu è molto breve, quindi non è stato un problema finirlo. La trama e il suo sviluppo, invece, mi hanno deluso.
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4 risposte a “Recensione – La ragazza del Kyushu di Seicho Matsumoto”
Forse parte del tuo essere contrariato dipende anche dal tempo in cui è stato scritto il racconto. Non ho mai letto alcun libro di questo autore, ma non ti nascondo che un pizzico di curiosità c’è. Certo, io e gli autori nipponici abbiamo uno strano rapporto di amore/odio, quindi non sarà una lettura che intraprenderò nel breve termine, anche per capire i due problemi che hai ampiamente motivato.
Sicuramente questo aspetto ha influito! Tuttavia, può anche essere interessante immergersi in un libro scritto in un’epoca differente alla nostra… tanto è molto breve, lo si legge davvero in poco tempo! Tuttavia, di questo autore consiglio Tokyo Express (che recensirò a breve): più di impatto e meglio costruito di questo!
Alle critiche sulla trama, che in parte coindivido, aggiungo che non è stata presa minimamente in considerazione la figura della donna di servizio, che esce dal nido d’amore dei due amanti e avrebbe sicuramente qualcosa da testimoniare in merito all’omicidio.
Ho letto un altro romanzo di Seicho, non ricordo il titolo, e credo che più che alla trama l’autore sia interessato al quadro psicologico che sviluppa in modo ossessivo, in un quadro generale “malato”, morboso, quasi paranoico.
Alle critiche sulla trama, che in parte coindivido, aggiungo che non è stata presa minimamente in considerazione la figura della donna di servizio, che esce dal nido d’amore dei due amanti e avrebbe sicuramente qualcosa da testimoniare in merito all’omicidio.
Ho letto un altro romanzo di Seicho, non ricordo il titolo, e credo che più che alla trama l’autore sia interessato al quadro psicologico che sviluppa in modo ossessivo, in un quadro generale “malato”, morboso, quasi paranoico.