Recensione – Il risveglio dell’assassino di Robin Hobb

Confesso che non vedevo l’ora di leggere Il risveglio dell’assassino: Fitz mi mancava terribilmente. Fin dalle primissime pagine, ho avuto la curiosa sensazione di aver già letto questo libro: tale è stata l’emozione di calore e familiarità. Riprendiamo il nostro amato protagonista da dove l’abbiamo lasciato: in una casetta nel ducato del Cervo, in compagnia del lupacchiotto ormai anziano e del figlio adottivo Ticcio. Il risveglio dell’assassino è il primo libro della Trilogia dell’Uomo Ambrato, settimo in ordine di lettura: procederò quindi dando per scontato che lo abbiate già letto!

Scheda del libro

Titolo  Il risveglio dell’assassino
Autore Robin Hobb
Data 2001
Pubblicazione italiana 2007
Editore Fanucci
Traduttore Paola Bruna Cartoceti
Titolo originale
Fool’s Errand
Pagine 592
Reperibilità Reperibile in cartaceo e in ebook

Trama

Il risveglio dell’assassino si può suddividere sommariamente in due parti: una parte introduttiva, riflessiva, nostalgica, e una parte avventurosa con una componente di mistero.

Per sei anni, dopo la Purificazione del Cervo, avevo viaggiato da solo per il mondo, evitando chiunque mi avesse conosciuto a Castelcervo. La mia vita come Lungavista, come bastardo del principe Chevalier, come apprendista assassino di Umbra, era per me morta. Divenni Tom lo Striato, e mi tuffai in quella nuova vita. Come avevo sognato a lungo, viaggiai, e le mie decisioni erano divise solo con il mio lupo. Trovai una sorta di pace dentro di me. Coloro che avevo amato a Castelcervo mi mancavano, a volte tremendamente. Ma nella loro assenza scoprii anche la libertà dal mio passato.

Fitz ha deciso di allontanarsi dalla corte e viaggiare in giro per il mondo, un’avventura che scopriamo solo a posteriori, tramite pensieri e interazioni con Umbra e il Matto. Fitz ha 35 anni quando Umbra bussa alla sua porta, riportandolo alla realtà: il principe Devoto ha bisogno di qualcuno che gli insegni ad usare l’Arte. Fitz rifiuta. Arriva poi il Matto, e ci ritroviamo in un’atmosfera festosa, piena di ricordi e di connubio perfetto tra Profeta, Catalizzatore e lupo. Qualcuno ha trovato noiosa questa parte, eppure è la più bella di tutto il libro: sappiamo benissimo quanto Robin Hobb ami dilungarsi sui piaceri del quotidiano, e Il risveglio dell’assassino non fa eccezione.

Mi risvegliai a metà mattina. In fondo al cortile le galline razzolavano e chiocciavano. Il gallo cantò una volta. Gemetti. Dovevo alzarmi. Dovevo raccogliere le uova e spargere una manciata di granaglie, per non inselvatichire il pollame. L’orto stava germogliando. C’era già bisogno di estirpare le erbacce, e dovevo riseminare il filare di crescione mangiato dalle lumache. Volevo raccogliere altro giaggiolo paonazzo mentre era ancora in fiore; il mio ultimo tentativo di ricavarne un inchiostro era andato a monte, ma volevo riprovare. C’era legna da tagliare e accatastare. Zuppa d’avena da preparare, il camino da ripulire. E dovevo scalare l’ontano sopra il pollaio e tagliare quel ramo rotto prima che un temporale lo abbattesse sul tetto. E dovremmo andare giù al fiume e vedere se i pesci hanno cominciato a saltare. Sarebbe bello avere pesce fresco. Occhi-di-notte aggiunse le sue aspirazioni al mio elenco mentale.

Accanto a questa celebrazione del quotidiano, fatto di cibo, manutenzione della casa, attività semplici, siamo costantemente immersi nei pensieri di Fitz. Pensieri che variano dal nostalgico al paranoico, con voli pindarici sulle persone del passato: in particolare, Molly, Burrich e Urtica.

flareon Fitz, il Matto e Occhi-di-notte

C’erano luci alle finestre e il piacevole rumorio di pentole da cucina. Entrai per mettere la borsa sul tavolo; il lupo era sdraiato scomposto davanti al fuoco ad asciugare la pelliccia umida e il Matto gli girava attorno per appendere un bollitore al gancio. Sbattei le palpebre e per un istante mi ritrovai nella capanna del Matto nelle Montagne, mentre guarivo dalla mia vecchia ferita e lui si frapponeva tra me e il mondo per lasciarmi riposare. Allora come ora creava la realtà intorno a sé, portando ordine e pace in un’isoletta di calda luce del fuoco e semplice profumo di pane appena cotto. Abbassò gli occhi chiari per incontrare i miei, e l’oro delle iridi rispecchiò le fiamme. La luce gli accendeva gli zigomi e si perdeva fra i capelli. Scrollai lievemente il capo. «Nello spazio di un tramonto mi mostri il vasto mondo dalla groppa di un cavallo e l’anima del mondo fra le mie pareti.» «Oh, amico» disse quietamente il Matto. Una risposta sufficiente. Siamo completi. Il Matto alzò la testa a quel pensiero, come tentando di richiamare qualcosa di importante. Scambiai uno sguardo con il lupo. Aveva ragione. Come un frammento di vasellame incollato con tale precisione che le fenditure diventano invisibili, il Matto si era unito a noi, completandoci. La visita di Umbra mi aveva riempito di domande e necessità; la presenza del Matto era in sé stessa una risposta e una soddisfazione.

Art by MartAiConan

Come dicevo sopra, uno dei momenti più belli de Il risveglio dell’assassino riguarda i giorni passati col Matto. Uno dei pochi momenti di vera pace oltretutto, per quanto foriera di un futuro complicato: il Matto ribadisce il loro ruolo nel corso degli eventi della vita, una dolorosa responsabilità per il nostro Fitz. Dopo la partenza del Profeta Bianco, Fitz sarà costretto a partire alla volta di Castelcervo, per la sua ultima avventura con Occhi-di-Notte.

flareon Uno dei momenti più dolorosi

Mi sembra un’appropriata canzone per questo momento

Occhi-di-notte rappresenta una parte dell’anima di Fitz, quella parte concreta, aderente alla realtà, che non vive di ansie tipicamente umane. Il lupo è l’unica creatura ad amare il nostro protagonista in modo totalmente incondizionato, puro (anche il Matto ama Fitz, sebbene ci sia sempre un secondo fine inizialmente): Robin Hobb ci toglie questa unica gioia. Sapevamo che il lupo sarebbe morto, prima o poi, se non altro per la vecchiaia: ne Il risveglio dell’assassino il tema della morte rimbalza spesso nei pensieri di Fitz, con la pronta e sarcastica risposta di Occhi-di-notte. L’autrice è riuscita a sorprendermi perché pensavo che il lupo si fosse ripreso, e invece no… ho pianto davvero parecchio, singhiozzando, per la morte di questo personaggio.

Il sonno mi chiamava. Occhi-di-notte era già immerso nel torpore. Il suo manto era appiccicoso di unguento, come il mio petto e il ventre. Ci faceva male quasi dappertutto, ma appoggiai la fronte contro la sua nuca e lo circondai con un braccio cauto. La pelliccia mi si attaccava alla pelle. Le parole della conversazione attorno al fuoco si affievolirono e divennero insignificanti mentre mi aprivo a lui. Affondai la mia coscienza oltre il dolore rosso che lo confinava finché non trovai il calore e l’umorismo della sua anima.
Gatti. Peggio dei porcospini.
Molto peggio.
Ma il ragazzo amava la gatta.
La gatta amava il ragazzo. Povero ragazzo.
Povera gatta. La donna era egoista.
Più che egoista. Malvagia. La sua vita non era abbastanza per lei.
È stata una gattina coraggiosa. Ha resistito e ha portato la donna con sé.
Gatta coraggiosa. Una pausa. Pensi che verrà mai il giorno in cui il popolo dello Spirito potrà dichiarare apertamente la sua magia?
Non lo so. Sarebbe bello, suppongo. Guarda come la segretezza e la cattiva reputazione hanno plasmato le nostre vite. Ma… ma è stato bello anche così. Le nostre vite. La tua e la mia.
Sì. Ora riposa.
Riposa.
Non sapevo decidere quali pensieri fossero miei e quali del lupo. Non ne avevo bisogno. Affondai nei suoi sogni con lui e sognammo bene insieme. Forse il dolore di Devoto per la perdita della gatta ci aveva fatto pensare a tutto ciò che ancora avevamo, e tutto ciò che avevamo avuto. Sognammo un cucciolo che cacciava i topi sotto il pavimento marcio di un vecchio magazzino, e sognammo un uomo e un lupo che abbattevano insieme un grosso cinghiale. Sognammo di inseguirci l’un l’altro nella neve profonda, azzuffandoci per gioco e ululando e strepitando. Il sangue del cervo, caldo in bocca, e il fegato morbido e ricco da contenderci. E poi sprofondammo oltre quei ricordi antichi in un perfetto e confortante riposo. La guarigione comincia con sonni profondi come quello.
Il lupo si mosse per primo. Quasi mi svegliai quando si alzò, si scosse con cautela e poi si stiracchiò più deciso. Il suo odorato più fine mi disse che c’era nell’aria il profumo dell’alba. Il debole sole sfiorava appena l’erba umida di rugiada, ridestando gli odori della terra. La selvaggina stava svegliandosi. La caccia sarebbe stata buona.
Sono così stanco, protestai. Non posso credere che tu voglia alzarti. Riposa ancora un poco. Cacceremo più tardi.
Tu sei stanco? Io sono così stanco che il riposo non mi aiuterà. Solo la caccia. Sentii il naso bagnato sulla guancia. Era freddo. Non vieni? Ero sicuro che volessi seguirmi.
Certo. Certo. Ma non ancora. Dammi ancora un po’ di tempo.
Molto bene, fratellino. Ancora un poco. Seguimi quando vuoi.
Ma la mia mente corse con la sua, come era successo tante volte. Lasciammo la caverna, densa di puzza di uomo, e superammo il cumulo di pietre della gatta. Sentimmo l’odore della sua morte, e la traccia muschiata di una volpe che l’aveva seguito ma era stata allontanata dal fuoco. In fretta ci lasciammo il campo alle spalle. Occhi-di-notte scelse il pendio aperto invece della valle boscosa. Il cielo sopra di noi era blu e profondo, e l’ultima stella stava svanendo. La notte era stata più fredda di quanto avessi pensato. Le punte dell’erba erano ancora gelate qua e là, ma quando il sole nascente le sfiorò, il ghiaccio fumò per un attimo e si dissolse. Rimaneva il fresco dell’aria, ogni odore acuto come una lama pulita. Con il naso di un lupo, fiutai tutto e conobbi tutto. Il mondo era nostro. Il tempo gira, gli dissi.
Esatto. Tempo di cambiare, Cambiamento.
C’erano topi grassi che raccoglievano in fretta ciuffi di semi nell’erba alta, ma li lasciammo stare. In cima alla collina ci fermammo. Percorremmo il crinale, annusando il mattino, assaggiando il giorno nuovo. Ci sarebbero stati cervi in fondo alle valli boscose dei torrenti, sani e forti e grassi, una sfida per qualsiasi branco, tanto più per un solo lupo. Occhi-di-notte aveva bisogno di me per cacciarli. Doveva tornare più tardi. Tuttavia si arrestò sul crinale. Il vento mattutino gli arruffava la pelliccia e le orecchie dritte mentre guardava giù dove sapeva che c’erano i cervi.
Buona caccia. Ora vado, fratello. Parlò con grande determinazione.
Da solo? Non puoi abbattere un cervo da solo! Sospirai rassegnato. Aspetta, mi alzo e ti seguo.
Aspettarti? Figuriamoci. Ho sempre dovuto correre avanti e mostrarti la via.
Rapido come il pensiero, scivolò via da me, correndo giù per il pendio come l’ombra di una nube quando il vento è forte. Il contatto con lui si sfilacciò mentre si allontanava, disperdendosi e fluttuando come lanugine di soffioni. Non più piccolo e segreto, sentii il nostro legame allargarsi e spalancarsi, come se il lupo avesse invitato tutte le creature dello Spirito nel mondo a dividere la nostra unione. Tutta la rete della vita sul pendio si gonfiò all’improvviso nel mio cuore, legata e mescolata e intrecciata in sé stessa. Era troppo glorioso per trattenersi. Dovevo andare con lui; una mattina così meravigliosa andava condivisa.
«Aspetta!» gridai, e così facendo mi svegliai. Lì accanto il Matto si tirò a sedere, i capelli in disordine. Sbattei le palpebre. Avevo la bocca piena di unguento e peli di lupo, le dita affondate nel suo manto. Lo strinsi a me, e sotto la mia presa il suo ultimo respiro immobile uscì in un sospiro dai polmoni. Occhi-di-notte se n’era andato. La pioggia fredda scrosciava oltre l’ingresso della caverna.

Questo intero pezzo è un esempio di scrittura praticamente perfetta. Emotivamente ti distrugge dentro, non si scappa. Non conosco una singola persona che non ami Occhi-di-notte. Ingenuamente speravo che potessero godere di una vecchiaia tranquilla solo Fitz e il lupo, ma dentro di me sapevo che non sarebbe mai stato così. Tra l’altro la sua morte si allinea perfettamente con la morte della gatta di Devoto (ne parlerò più avanti): una simmetria che non sfugge se si pensa a Robin Hobb come un’autrice che pianifica e incastra gli eventi alla perfezione. Se ne va quindi una parte integrante di Fitz, una bussola interiore che lo riportava alla realtà dalle sue fantasticherie, quell’amore sconfinato che non trova eguali nell’intera opera. Per fortuna abbiamo questi 15 anni tranquilli dei due compagni dello Spirito, purtroppo offscreen (mi piacerebbe però se ci facesse dei racconti). Per fortuna Fitz ha scelto di isolarsi per vivere serenamente con il lupo, sebbene fosse chiaro che prima o poi l’idillio sarebbe finito. Se Robin Hobb scrivesse favole dal lieto fine, la saga dei Lungavista si sarebbe fermata così. Ma questa autrice con una mano dà, con l’altra prende: e forse è giusto così, perché le sue opere sono incredibilmente verosimili. Non penso che mi riprenderò mai dalla morte di Occhi-di-notte, soprattutto pensando a quanto questo significasse per Fitz. Ho già voglia di rileggere la saga dall’inizio…

flareon Il principe Devoto

Il motore de Il risveglio dell’assassino è il principe Devoto, che scompare senza lasciare traccia insieme alla sua gatta. Fitz viene quindi incaricato di ritrovarlo, seguendo una pista che lo porta a Rocca Bufera insieme al Matto (che si fa chiamare Messer Dorato) e alla capocaccia della regina, Lora.

Umbra neanche mi guardò. Ma dall’angolo vicino al focolare dove Ciottola si dondolava, la sua vecchia voce si levò in sicura soddisfazione. «Le Scritture Bianche dicono: ‘Avrà sete del sangue della sua famiglia, e la sua sete non sarà saziata. Il Catalizzatore avrà fame di un focolare e di bambini invano, perché i suoi bambini saranno di un altro, e il figlio di un altro sarà suo…’»
«Nessuno può costringermi a realizzare simili profezie!» dichiarai in un ruggito. «Chi le ha fatte, in ogni modo?»
Ciottola continuò a dondolare. Fu il a Matto a rispondermi. Parlò con calma, senza alzare lo sguardo dal suo lavoro. «Sono stato io. Nella mia infanzia, nei giorni del sogno. Prima che ti conoscessi, se non nei miei sogni.»

Chi si ricordava questo dialogo de Il viaggio dell’assassino? Fitz si trova in questa assurda situazione: padre di Urtica e di Devoto, ma sono altri a crescere i suoi figli. È Ticcio il “vero” figlio di Fitz, ossia il ragazzo che cresce come un figlio. Conferma di questa teoria, a mio avviso, la si ritrova addirittura ne La nave del destino: è una profezia che Ambra declama a Wintrow.

«Un letto in cui non hai dormito, e una donna che non hai amato. Il letto è tuo di diritto, ma la donna, anche se un giorno potrà venire a te, non sarà mai del tutto tua. Eppure questo bambino è tuo, poiché non appartiene a colui che lo fa, ma a colui che lo prende.»

Immagino che sia questa la visione di Robin Hobb riguardo la genitorialità. E mi ritrovo a concordare.

 

Tornando a Devoto: è uno dei personaggi più interessanti che incontriamo ne Il risveglio dell’assassino. Un ragazzo intelligente e curioso che cresce a corte circondato da nobili leziosi e nessun vero amico: un ragazzo frustrato, dotato dello Spirito e dell’Arte, che si fa ammaliare da una gatta al cui interno dimora l’anima di una donna desiderosa di un corpo e di vendetta (intuizione lupesca). Se Fitz fosse stato presento per addestrare il ragazzo alla magia, si sarebbe arrivati a questo punto? Probabilmente no, ma è anche vero che tutto questo nasce, come al solito, dall’opera di Regal… Il rapporto tra Fitz e Devoto inizialmente è ostile, in quanto Fitz interpreta il ruolo di servitore di Messer Dorato ed è spesso insolente, creando anche situazioni divertenti. Inutile dirvi che Devoto mi piace tanto e spero si sviluppi un bel rapporto con Fitz, cosa che si lascia presagire dalle ultime interazioni.

flareon Lo Spirito

Ne Il risveglio dell’assassino lo Spirito è un argomento centrale: da un lato, abbiamo la persecuzione degli Spirituali, dall’altro abbiamo Fitz che si fa un annetto di addestramento con Rolf il Nero. Fitz e Occhi-di-notte hanno sviluppato un rapporto troppo simbiotico e intricato, ed è troppo tardi per intervenire: quell’anno con Rolf non è servito poi a granché, se non per piccolezze (tipo la comprensione da parte del lupo di lasciare in pace il compagno durante l’accoppiamento per esempio). Rolf mostra anche i pericoli di un legame troppo ossessivo: è possibile infatti che l’umano decida di non affrontare la morte “trasferendosi” nel corpo dell’animale (cosa che può succedere davvero, come vediamo più volte). Alla base di questi eventi, caricati e amplificati dall’ignoranza, ci sta un generico pregiudizio sugli Spirituali, a detta del popolo capaci di compiere le peggiori nefandezze. Nonostante Kettricken condanni apertamente la caccia agli Spirituali, il popolo fa di testa sua purtroppo.

flareon Fiducia

Fitz ha una incapacità cronica di fidarsi, e ha le sue motivazioni radicate nel passato. Per cui quando si scopre che Stornella ha un marito, Fitz non la prende bene, condannandosi per essere stato così ingenuo:

Il suo disprezzo non solo mi indignò; mi costrinse ad affrontare il nostro modo diverso di percepire le cose. Se avessimo vissuto insieme, giorno dopo giorno, tali divergenze si sarebbero manifestate tempo prima. Ma negli interludi che avevamo diviso non c’erano state discussioni filosofiche o considerazioni pratiche. Ci incontravamo a suo piacere, per dividere il mio letto e la mia tavola. Stornella dormiva e mangiava e cantava e mi guardava lavorare in una vita che non era sua. I nostri piccoli contrasti venivano dimenticati tra una visita e la successiva. Mi aveva portato Ticcio come un gattino smarrito, e da allora non aveva dato alcun pensiero al rapporto che io e lui potevamo sviluppare. Quella disputa non solo stava ponendo fine a ciò che avevamo diviso; stava rivelando che avevamo diviso ben poco. Mi stava distruggendo due volte. Mi tornarono parole amare da una vita passata. Il Matto mi aveva avvertito: «Non prova vero affetto per Fitz, sai, vuole solo poter dire che ha conosciuto FitzChevalier.» Forse, nonostante tutti gli anni che avevamo condiviso, era ancora vero.

Stornella è uno di quei personaggi verso cui empatizzi per il suo vissuto e non condanni per alcune sue scelte, tuttavia risulta sempre un po’ antipatica, lontana anni luce da Fitz. Mi piace che ci siano personaggi egoisti e approfittatori, rende la narrazione più… credibile. Un altro personaggio di cui Fitz non si fida è Umbra, che sappiamo come volesse svendere la vita di Urtica quando c’era necessità di un erede. Fa male vedere come Fitz non voglia affidargli Ticcio inizialmente, ma anche lì, possiamo biasimare Fitz? Un altro motivo per piangere Occhi-di-notte: a parte il Matto, Fitz non si fida davvero di nessuno.

Conclusioni

Il risveglio dell’assassino è un libro intenso che non vi lascerà indifferenti: preparatevi a soffrire. Come sempre, Robin Hobb mi lascia dentro una meravigliosa sensazione di voler continuare con la saga, sensazione assolutamente non scontata e banale. Qualche domanda a margine: come sopravvivrà Fitz senza Occhi-di-notte? Svilupperà un buon rapporto con Devoto? Che significato ha l’arrivo del protagonista sull’Isola degli Altri? La storia con Jinna avrà un seguito? Insomma, un ottimo inizio per la seconda trilogia dedicata al Matto e a Fitz (a proposito, avete notato l’assurda traduzione del titolo?). Non vedo l’ora di continuare! Alla prossima.

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