Recensione – Il Sangue dei Draghi di Robin Hobb

Eccoci arrivati alla fine di questa avventura coi draghi. Il sangue dei draghi è l’ultimo libro della famigerata Giungla delle Piogge, e a mio avviso il peggiore. Alcune cose mi sono piaciute, altre meno; una reazione normale alla lettura di un libro, ma non quello a cui ero abituato con Robin Hobb. Procediamo con ordine. Al solito, la lettura di questo articolo è consigliato a chi ha già letto Il sangue dei draghi; gli spoiler non sono segnalati.

Scheda del libro

Titolo  Il Sangue dei draghi
Autore Robin Hobb
Data 2013
Pubblicazione italiana 2018
Editore Fanucci
Traduttore Annarita Guarnieri
Titolo originale
Blood of Dragons
Pagine 432
Reperibilità Reperibile in cartaceo e in ebook

flareon Thymara

Via il dente, via il dolore: iniziamo con uno dei personaggi meno amati della Hobb. Il mio problema con la ragazza delle Giungle sta nel fatto che, per qualche ragione misteriosa, Robin Hobb ha deciso di dedicarle uno spazio enorme all’interno della saga, rendendoci partecipi di ogni suo pensiero. E ogni suo pensiero è quasi sempre rivolto ai due ragazzi verso i quali prova dei sentimenti: Tats e Rapskal. Capitoli lunghissimi dedicati alla sua ipotetica scelta. Scelta che poi, alla fine, viene di fatto forzata dal fatto che Rapskal ha perso gran parte della sua identità nei ricordi degli Antichi del passato. E se così non fosse stato, Thymara cos’avrebbe scelto? Non è dato saperlo. In realtà il problema del triangolo di Thymara si inserisce in una problematica più ampia presente in tutto il libro…

flareon Tutti si innamorano di tutti

Io capisco che Robin Hobb abbia voluto rimarcare la differenza tra una società con delle regole molto rigide relative alle coppie e una società che può inventare le proprie regole. Apprezzo l’inserimento di coppie omosessuali e relazioni poliamorose in un libro fantasy, davvero. È stato un piacere leggere della storia fra Sedric e Carson. Ma era davvero necessario che tutti si innamorassero di tutti? Il sangue dei draghi è solo la punta finale di una storia che ruota parecchio attorno al romance. Anche qui, ritengo che il problema sia una mancanza di equilibrio: Robin Hobb avrebbe potuto dare spazio in modo differente a tutte le storie, invece verso la fine del libro stiamo ancora a leggere delle problematiche amorose di personaggi di cui fatichiamo a ricordare i nomi… con tutto il rispetto, ma cosa mi interessa di Alum e di Skelly? Siamo alla fine del libro e il brodo viene allungato con queste cose?

flareon Il finale

Ho sentito moltissime persone lamentarsi di questo finale. Non che Robin Hobb sia particolarmente brillante coi finali, diciamocelo… il fatto è che, fino almeno al 90% della lettura, non sembrava esserci spazio per un finale degno di nota. Il capitolo sulla distruzione di Chalced è appunto… un capitolo. Qualche pagina prima leggevamo di ogni minuzia, di ogni giorno, di ogni pasto, e poi tutto finisce in pochissime pagine. Avrebbe potuto prendersi più tempo per spiegare le cose, ma pazienza. Nel complesso, La città dei Draghi e Il sangue dei Draghi sembrano un unico libro dilatato in punti diversi (ma non quelli che mi interessavano). Quantomeno, abbiamo un lieto fine per Sedric e Carson, e Alise e Leftrin. Le due storie romantiche che ho più apprezzato delle Giungle.

flareon Selden e Chassim

Ho trovato la storia di Selden un po’ tirata sinceramente… scopriamo in maniera sommaria che è stato venduto come schiavo ne La città dei draghi. Avrei preferito scoprirlo prima e con più capitoli, invece così sembra una sotto trama gestita in maniera un po’ svogliata. Oltrettutto emerge una tematica molto forte: Selden è stato violentato durante la sua prigionia… Di solito Robin Hobb dedica molto spazio a queste tematiche molto dolorose (e non viene trattato facilmente lo stupro subito dagli uomini), eppure ne Il sangue dei draghi viene appena accennato. Ho apprezzato molto però le interazioni con Chassim! Non mi stupirebbe se nascesse un romance (d’altronde, questa Quadrilogia è molto focalizzata sul romance), ma anche qui, davvero poco spazio dedicato.

«Posso arrostirla nel focolare, e apprezzerò tutta quella che avanzerai. Mio padre non ritiene conveniente che le donne mangino carne. Quello è il mio pasto.» Indicò i due piatti più piccoli. Uno di essi conteneva porridge di grano, con una generosa porzione di burro che ancora si stava sciogliendo nel centro, mentre nell’altro c’era una quantità di verdure lessate che formavano un mucchio giallo, arancione e verde. A quella vista, lo stomaco di Selden gorgogliò sonoramente. Il profumo di casa che saliva dallo stufato di rape, carote e cavolo quasi gli fece salire le lacrime agli occhi. Chassim rimase in silenzio per un momento. «Se condividessimo tutto, ce ne sarebbe abbastanza per cenare bene entrambi» suggerì. Il suo tono era esitante, lo sguardo basso. «Per favore» implorò lui, e qualcosa in quelle semplici parole destò la prima ombra di un sorriso che le avesse scorto sul volto. «Per favore» ripeté sommessamente Chassim, fra sé, come se fossero per lei termini sconosciuti. «Sì. E ti ringrazio.»

flareon La fine di Hest

Che Hest facesse una brutta fine penso fosse evidente a chiunque durante la lettura de Il sangue dei draghi. Speravo che la durezza del viaggio e del nobile chalcediano stimolassero qualche cambiamento in Hest, ma niente: rimane sempre fedele a sé stesso. In una sorta di parabola ascendente, i deliri del nobile di Borgomago si fanno sempre più intensi e dissociati dalla realtà: noi sappiamo bene che Alise e Sedrin non tornerebbero mai indietro con lui, eppure noi leggiamo le sue elucubrazioni mentali su quanto lui sappia come farli tornare a Borgomago. Mostrarci tutto questo alla fine del libro è un interessante esperimento, ma purtroppo ha esasperato il mio desiderio di voler vedere il finale…

flareon Le cose belle

Qualche gioia c’è stata! Principalmente dovuta alla nostalgia… ma quanto è bello leggere delle lettere della famiglia Vestrit?

I miei messaggi a Malta non ricevono risposta. Sono molto preoccupata, soprattutto perché era così vicina al parto. Se puoi farmi sapere qualsiasi cosa in grado di tranquillizzarmi, te ne sarò enormemente grata. C’è anche un’altra informazione troppo grave per non condividerla senza indugio: ho finalmente avuto risposta da Wintrow, sulle Isole dei Pirati. Ricorderai che gli ho scritto mesi fa per chiedergli se sapeva qualcosa di Selden. Come spesso accade con le lettere inviate in quella regione, tanto il mio messaggio quanto la sua risposta hanno subìto grandi ritardi. Lui non aveva notizie di nessun Antico, ma era allarmato per il pettegolezzo relativo a un ‘Ragazzo-Drago’ esibito in una mostra itinerante di stranezze e fenomeni da baraccone che era passata dal suo territorio. Ogni sforzo da parte sua per apprendere qualcosa di più è stato infruttuoso. Teme che coloro che ha interrogato siano stati meno che sinceri per timore di incorrere nelle ire del consorte della Regina dei Pirati. Ti supplico di ricorrere ai tuoi contatti per chiedere se qualcuno ha sentito di questa mostra itinerante e dove sia stata vista l’ultima volta. Con estrema ansia, Keffria.

Piccolo, adorato Wintrow, quanto desideravo leggere qualcosa sulla tua vita! In generale, ho trovato molto azzeccato bilanciare i punti di vista dei custodi con quelli della famiglia Vestrit; ma mai abbastanza. Avrei voluto molto di più da Malta e Selden!

flareon Le cose che abbiamo scoperto

Chi ha letto il Sangue dei draghi sperando di trovare ulteriori informazioni sugli Antichi, sui draghi e su Kelsingra, è sicuramente rimasto un po’ deluso. Robin Hobb ha deciso di dedicare molto più spazio al romance e a personaggi, mi permetto di dire, poco interessanti. Ma in parte lo posso capire, ha già scritto anche troppi personaggi straordinari, e non penso sia facile essere originali in tutti e sedici i libri. E nonostante questo, ho apprezzato molto la caratterizzazione di Alise, Sedric e Hest. Ma tornando al discorso iniziale… qualcosa l’abbiamo scoperta. Finalmente si è capito perché il fiume delle Giungle sia così corrosivo! E abbiamo approfondito la natura dell’Argento: anche qui, il fattore nostalgia ci riporta a Veritas, al Matto e all’Arte.

«Un tempo, c’erano posti nel fiume dove l’Argento scorreva appena sotto l’acqua, e i draghi potevano prendere da soli quello di cui avevano bisogno. C’erano stagioni in cui esso scarseggiava e a volte, dopo un terremoto, scompariva da un posto, ma noi riuscivamo a sentirne l’odore altrove. Era una sostanza preziosa, e i punti migliori in cui affiorava erano protetti gelosamente dai draghi maschi più forti.» Rimase in silenzio per qualche tempo, come se stesse frugando nei suoi ricordi più antichi. Kalo emise un suono ansimante che era un avvertimento territoriale. Prima di allora Thymara non aveva mai sentito nessun drago emettere un verso del genere ma lo riconobbe all’istante per quello che era.
Baliper, che parlava di rado, aggiunse: «Si è combattuta più di una sanguinosa battaglia per una sorgente di Argento. A quel tempo i draghi erano meno influenzati dagli umani. Eravamo creature diverse.»
«Erano tempi selvaggi» convenne Mercor, ma parve provare quasi nostalgia di quei conflitti.
«A quell’epoca abbiamo creato alcuni Antichi… solo cantori, credo… Ma alcuni si sono insediati qui, portati dai loro draghi. Hanno creato un piccolo villaggio, però non andavano vicino alle fonti e non sapevano dell’Argento, che non era per loro. Poi, dopo un terremoto molto più forte di qualsiasi altro che potessimo ricordare, l’Argento è affiorato in uno dei pozzi scavati dagli umani. I primi di essi che lo hanno scoperto sono morti per averlo toccato, ma i draghi che ne hanno divorato il corpo hanno acquisito una mente potente. Era un flusso di Argento puro, molto migliore di qualsiasi altro che avessimo mai assaggiato. Tutti i draghi hanno imparato a bere a lungo l’Argento puro che veniva estratto da quel pozzo. Abbiamo cominciato a parlare con gli umani e a usare il potere dell’Argento per dare loro una forma che li rendesse più adatti a servirci. Sono diventati veri Antichi, hanno acquisito dai draghi il potere dell’Argento e hanno costruito questo posto, una città che draghi e Antichi potessero condividere. Quando un altro terremoto ha ostruito il pozzo, i nostri Antichi hanno trovato per noi altre fonti di quella sostanza. Alcune sono durate molto a lungo, mentre altre si sono esaurite in fretta. Non ho memoria di come o quando sia stato scavato questo pozzo dell’Argento, ma possiedo il ricordo ancestrale che un tempo esso era pieno fin quasi all’orlo di Argento. «Qui un drago poteva venire a bere a sazietà, il che era un bene perché le sorgenti sono diventate meno prevedibili e più difficili da trovare. A costo di grande pericolo per loro stessi, i nostri Antichi hanno allargato il pozzo e lo hanno reso più profondo, costruendo un riparo che lo proteggesse. A mano a mano che l’Argento diminuiva, è diventato più difficile portarlo in superficie, ma loro hanno sempre trovato modi per riuscirci. Hanno scavato per rendere i pozzi più profondi, questo in particolare. Il suo Argento pareva aumentare e diminuire con le stagioni, a volte scarso, a volte abbondante. Altri pozzi secondari di quest’area hanno finito per prosciugarsi, ma questo è sempre rimasto, ed è quindi diventato il nostro tesoro.»
Mercor fece una pausa, durante la quale Thymara sentì soltanto il respiro dei draghi e degli Antichi, e il sussurro lontano del fiume. Poi lui riprese a parlare. «A quel tempo noi non eravamo gli unici draghi. Ce n’erano altri, ma senza l’Argento puro non avevano la mente lucida quanto noi. A volte, erano di poco migliori degli orsi e dei leoni a cui davano la caccia sulle loro terre. Quando li incontravamo, nei voli di accoppiamento o nelle migrazioni verso le terre calde, potevano sentire su di noi l’odore dell’Argento. Lo volevano, e a volte ci seguivano fin qui, alla fonte, ma noi li scacciavamo. A volte sono venuti in massa, ma noi abbiamo sempre prevalso e li abbiamo rimandati nelle loro regioni. A mano a mano che Kelsingra prosperava, abbiamo creato altri Antichi perché custodissero i pozzi per noi, e ci creassero posti caldi e confortevoli dove trascorrere la stagione invernale. E anche perché ci aiutassero a proteggere questa, che era la migliore fonte di Argento del mondo. Così, la nostra città è cresciuta intorno a essa. Gli Antichi estraevano la pietra da cave che contenevano venature d’Argento e hanno trovato molti modi di utilizzarla per loro stessi. Noi usavamo l’Argento per alterare i nostri Antichi, ed essi a loro volta si servivano di quello che apprendevano da noi per alterare questa parte del mondo. L’Argento è ancora qui, nei filamenti delle pietre, e ci parla di quei giorni, ma i draghi non possono bere la pietra, e se questo pozzo si è prosciugato, e non troviamo altre sorgenti…»
«Perché i draghi hanno bisogno dell’Argento?» chiese piano Sylve. Il suo drago girò la grossa testa per guardarla. Nero su nero, i suoi occhi vorticavano alla luce delle torce. Thymara sentì la sua riluttanza quando prese a parlare.
«Ci prolunga la vita, proprio come noi prolunghiamo quella dei nostri Antichi. È parte di noi, nel nostro sangue e nel veleno e nel bozzolo che intessiamo come serpenti per la nostra trasformazione. Era per questo che Cassarick era tanto importante. Là le rive argillose contengono Argento nella sabbia. Non lo si può bere, ma nel bozzolo racchiude per noi i ricordi come le pietre li conservano per gli Antichi. Ci aiuta a riportare in superficie i ricordi ancestrali quando passiamo da serpenti a draghi. Se l’Argento è scomparso dal mondo, gran parte di ciò che i draghi sono scomparirà a sua volta. Continueremo a esistere, ma credo che il nostro patrimonio di ricordi sarà notevolmente ridotto. La nostra mente si farà più ottusa e vivremo meno a lungo.» Abbassò la voce, e aggiunse: «Come diminuirà la nostra capacità di modellare gli Antichi.»

Conclusione

Le mie considerazioni finali sul Ciclo delle Giungle: una saga un po’ diversa da quelle precedenti. Non posso dire di essermi annoiato perché, voglio dire, i draghi sono fighissimi! Tuttavia la trama in sé non è niente di eccezionale. Sembra una side quest; fosse uscito come una saga a parte, forse l’avrei apprezzata di più. Invece doverla leggere perché altrimenti l’ultima trilogia sarebbe risultata meno comprensibile mi ha creato un’aspettativa che era meglio non avere. Meglio leggere le Giungle senza avere idea di cosa ci aspetta! Sono i libri meno riusciti della Hobb, ma questo lo dico perché conosco la qualità dei precedenti. Tuttavia, sono libri godibili se letti senza troppe pretese. Come ho già detto, avrei gestito in maniera differente lo spazio dato ai vari punti di vista. E mi sarei preso più tempo per il finale. E se posso essere del tutto onesto… ero felice di aver finito perché finalmente avrei potuto dedicarmi a Fitz. Ecco, l’ho detto! Alla prossima…

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