Recensione – Il ponte spezzato di Philip Pullman

Ogni tanto mi piace recuperare i libri meno conosciuti dei miei autori preferiti, in questo caso Philip Pullman, autore reso celebre dalla trilogia Queste Oscure Materie. È tipico delle case editrici pubblicare opere “minori” di quegli scrittori che ottengono una trasposizione cinematografica delle loro opere, e in italiano sono disponibili parecchi titoli di questo autore. Il ponte spezzato, tuttavia, è un romanzo che era già stato tradotto per Mondadori con un altro titolo: Una ragazza color caffellatte, uscito nel 1993. Una strana coincidenza, considerando che La bussola d’oro è stato pubblicato due anni dopo! Insomma, la Mondadori aveva scoperto Pullman prima della Salani. Peccato per il titolo che non ha alcuna attinenza con l’originale: il cenno al colore della pelle è la solita associazione semantica al mondo del cibo, che disumanizza o rende accessorie le persone razzializzate. “Cioccolatino”, “caffellatte”, “moka”, ecc.

L’edizione Salani, del 2013, ripropone il titolo originale ed una nuova traduzione.

Scheda del libro

Titolo  Una ragazza color caffellatte/Il ponte spezzato
Autore Philip Pullman
Data 1990
Pubblicazione italiana 1993/2013
Editore Mondadori/Salani
Traduttore Mariapia Chiodi/Elda Levi
Titolo originale
The Broken Bridge
Pagine 233
Reperibilità Reperibile usato

Trama

Ginny è una ragazza di sedici anni che vive con il papà in un paese del Galles. La madre, originaria di Haiti, è morta quando la bambina era piccola. Ginny ha un talento per l’arte, che crede di aver ereditato dalla madre, di cui però si parla poco in casa. Il legame tra padre è figlia è molto stretto, come una sorta di piccolo universo a sé:

Si distese di nuovo sulla sdraio, nel magico cerchio di luce sotto il vecchio albero. Attraverso il lago immaginario le arrivava la musica di Chopin. Si sentiva straordinariamente ricca. Aveva accanto il suo amatissimo Papà. Sì, lo amava davvero. Il mondo era così pieno, così strano, e loro due si comprendevano così bene… doveva essere sempre così…

Gli amici più stretti di Ginny sono Andy, l’unico altro ragazzo nero della città, e Rhiannon, una ragazza la cui sorella, Helen, era andata via di casa quando lei era piccola (e avrà un ruolo nella storia della protagonista). La vita di Ginny è molto tranquilla finché non ci sono due avvenimenti principale a scombussolare il suo percorso: da un lato, l’adolescenza in quanto fase di vita turbolenta, dall’altro la scoperta di un passato abbastanza sconvolgente. Il ponte spezzato, infatti, si può definire un romanzo di crescita ma anche di rivelazione del mistero relativo alla famiglia di Ginny.

Dall’esperienza che Ginny aveva di feste e di discoteche e di barbecue le risultava che gli altri si divertivano e lei stava a guardare. Quand’era più piccola pensava che fosse quello il modo di divertirsi, ma da un paio di anni, a vedere le altre ragazze che ballavano con un ragazzo, mano nella mano, e che si baciavano, si era resa conto che il vero divertimento implica un ragazzo (fino a quel momento puramente immaginario) il quale, se non sexy, sia almeno gentile. Se la prendeva anche con la propria timidezza: perché non si faceva avanti lei? Perché non poteva andare da un ragazzo e… E cosa? Una domanda senza risposta.

Trascinata da queste sensazioni, Ginny finisce per baciarsi con Andy, decisamente infatuata: non si rende conto però che il suo amico è gay! La sua ingenuità è stata di una dolcezza sorprendente… ma allo stesso tempo, uno di quei tasselli di consapevolezza che permettono di maturare. Ginny è costretta a fare spazio anche ad altri sentimenti scomodi: gelosia, senso di inadeguatezza, ricordi poco chiari… Infatti, suo padre decide di prendere con sé un figlio (!!!) avuto da una precedente relazione, di cui ovviamente Ginny non sapeva nulla. La ragazza fa qualche tentativo per avvicinarsi a Robert, ma almeno all’inizio non sembrano essere molto compatibili; o forse c’è troppo non detto alle spalle. Visto che il padre non si decide a parlare, Ginny decide da sola di approfondire la storia della sua vita recandosi dai suoi nonni… non proseguo oltre, per non rovinare la sorpresa per chiunque deciderà di leggere Il ponte spezzato.

Ambientazione e tematiche

Philip Pullman è molto evocativo nelle sue descrizioni, e mi sono immediatamente sintonizzato con l’atmosfera e i paesaggi.

Faceva più caldo del solito. Il parcheggio era pieno, e i bambini facevano la fila per comprare il gelato nel negozietto delle due vecchine che vendevano anche cartoline e tè. Le cartoline sul davanti dell’espositore erano sbiadite; le proprietarie ce le lasciavano apposta perché quelle, dietro, restassero più nuove e lucide. In realtà erano tutte malridotte, graffiate, con gli angoli piegati, o macchiate a causa del contatto con l’espositore di ferro arrugginito dalla salsedine. Le due vecchine parevano monache in pensione. Porgevano il tè su un vassoio, in tazze con tanto di piattino, non in contenitori di plastica. Molti clienti non restituivano le tazze di porcellana, e allora le due donne perlustravano la spiaggia canterellando: una scena idilliaca e malinconica illuminata dai raggi del sole calante.

Vengono toccati molti temi interessanti per l’adolescenza: l’identità, l’orientamento, il rapporto con i genitori e con i pari; inoltre Philip Pullman prova a descrivere una storia dal punto di vista di una ragazza nera. Non ho gli strumenti per capire se è stato abbastanza accurato nell’adottare questa prospettiva, ma a me è sembrato convincente. A questo proposito, molto interessante è stato un dialogo che vi riporto sotto spoiler:

Spoiler sul finale
«Allora, posso rispondere alla domanda di Virginia? Mi dispiace, cara, ma va detto, è sbagliato non dirtelo. Non puoi vivere con una macchia nel tuo passato. Non è una bella parola, ma non posso evitare di dirla: tua madre è una puttana. Una puttana negra. Capisci…»
«Cosa dici che era… che è?» Ginny pensava di non aver sentito bene. Impossibile che avesse detto ‘è’.
«Dorothy, ti prego…» mormorò il nonno.
«Non t’azzardare più a interrompermi!» lo rimbeccò.
«Se tu avessi avuto abbastanza fegato per affrontare la faccenda a quell’epoca, si sarebbe risolto tutto, ma tu dici sempre ‘Dorothy, pensaci tu’ ‘Dorothy, pensaci tu’, pare il tuo motto! Sì, Virginia, Dio sa che non è colpa tua, cara, ma vedere il mio ragazzo, il mio Tony, il mio unico figlio sguazzare nell’immondizia nera mentre aveva una bella casa, una graziosa mogliettina, il miglior ambiente possibile… Be’, lui non l’avrebbe mai fatto se non fosse stato indotto in tentazione da quella… Assolutamente no. Ma lei aveva visto il pollo da spennare, e l’aveva acchiappato con tutte e due le mani. Ecco che tipo è. Se l’unico modo per uscire dalla fogna in cui stava era rubare il marito di un’altra, non ha avuto nessun riguardo…» Continuò a vomitar veleno anche dopo che Ginny si era alzata in piedi e aveva cominciato a parlare, con voce tremante, cercando di sovrastare quella della nonna.
«Grazie per il tè… molto gentile da parte vostra. Mi dispiace di essere del colore sbagliato. Deve essere colpa di mia madre, come di tutto il resto. Abbiamo sciupato il vostro sogno dorato, già, deve essere stato terribile per voi, ma non importa: è andata così. Addio, me ne vado!» Finalmente la nonna taceva. Il nonno cercava di alzarsi per salutare, ma Ginny gli passò accanto decisa e afferrò lo zaino posato sul pavimento in ingresso. Mentre armeggiava intorno alla maniglia della porta sentì che la nonna le si era avvicinata. Ginny si voltò come una furia, ma rivide una povera vecchia, con il viso spento e rigato di lacrime, che le tendeva le braccia.
«Virginia, cara, ascolta. Sei sempre stata la mia adorata nipotina, la prima. Se ti ho detto qualcosa che non va, scusa, scusa, scusa, non volevo offenderti. Sono una povera, stupida vecchia – molto stupida. E tu sei la mia cara nipotina. Ti voglio bene, voglio che tu sia felice. Ti tratta male? Ha cura di te? Un uomo non può cavarsela da solo. Lei non avrebbe dovuto lasciarlo, non doveva, non era giusto. Tesoro mio, ti auguro tanta tanta felicità…» Ginny si lasciò baciare e abbracciare, raffrenando il disgusto che provava per l’umido delle lacrime sulla sua guancia, per l’odore di cipria stantia, per il corpo ossuto e cadente della vecchia premuto contro il suo. Lo sopportò per un attimo, poi si scostò. Era tutto così orribile. Fece un’ultima domanda pressante: «Mia madre è viva? È viva davvero?»
«Oh, cara, dimenticati di lei, dimentica tutto…»
«È o non è viva? O forse ti sei inventata tutto?»
«Tesoro, non parlare così, rimani con noi, cara. Ci occuperemo di te, lei adesso non ti vuole di certo…» Ginny si girò di scatto e corse fuori, lungo la strada, trattenendo la voglia di vomitare.

Un dialogo molto duro e pesante, che rivela tutto il razzismo della nonna di Ginny. La madre di Ginny in realtà è viva, ma non molto interessata alla figlia, che allontana immediatamente quando si incontrano ad una mostra. Alla fine, Ginny e il papà hanno quel tipo di conversazione chiarificatrice, che esplora il passato e lo risignifica.

Conclusione

Il ponte spezzato è un romanzo sull’adolescenza, ma che non tratta gli adolescenti come stupidi: ecco perché mi è piaciuto tanto. È una storia di crescita ben bilanciata, che mette in gioco molti sentimenti difficili; Ginny è una protagonista interessante, credibile come i personaggi che la circondano. E poi beh, c’è tantissima Arte! Dai quadri di El Greco a quelli di Rembrandt, per una volta è stato bello poter inquadrare la passione dei personaggi coinvolti. Se avete voglia di approfondire Philip Pullman con la sua narrativa per ragazzi, Il ponte spezzato potrebbe fare al caso vostro!

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